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146 MARYMELONE - tra gli opuscoli teologici: De potestate ligandi et solvendi; De spiritu blasphe– miae; Quomodo Spiritus sanctus est amor Patri et Filii; De tribus personis appropriatis in Trinitate; De Verbo incarnato; De differentia peccati mortalis et venialis; De Emmanuele; - tra le opere scritturistiche: In Apocalipsim; - tra le opere di teologia spirituale: De statu interioris hominis post lapsum; Mistice adnotationes in Psalmos. Alcuni di questi scritti non sono conosciuti da Bonaventura come opere di Riccardo di San Vittore. Così avviene, ad esempio, per il De potestate ligandi et sol– vendi che compare nel IV libro, dove Bonaventura se ne serve nelle quaestiones relative al sacramento della riconciliazione, credendolo però un'opera del magister Ugo di San Vittore. Nelle quattro sentenze attinte da esso, quest'opuscolo appare in due casi tra ifundamenta del respondeo, e negli altri due tra gli argomenti che il maestro francescano ritiene insufficienti 21 • Anche il De differentia peccati mortalis et venialis, che viene citato solo una volta nel II libro 22 , è ritenuto da Bonaventura opera di Ugo di San Vittore. Vittore (Bibliotheca victorina, 9), Paris-Turnouth 1998, 50-53. In appendice vengono elencate in dettaglio le occorrenze. 21 Cf. In IVSent., d. 15, p. 1, art. un., q. 1, resp., (ed. Quaracchi, IV, 350, nota 6): la quae– stio riguarda la possibilità di riparare il peccato mediante la soddisfazione della pena; gli editori indicano in nota un possibile riferimento alla lettura riccardiana del Sal 31, 5 "hai rimesso l'empietà del mio peccato", alla base della sottolineatura di Bonaventura, secondo il quale Dio rimette l'empietà, ma esige una penitenza adeguata. In IVSent., d. 16, p. 1, art. 3, q. 2, resp., (ed. Quaracchi, IV, 393, nota 1): anche qui gli editori indicano un possibile riferimento ad un passaggio del De potestate, in cui Riccardo afferma che il perdono di una colpa da parte di Dio esige che l'uomo detesti continuamente tale colpa. In IVSent., d. 18, p. l, art. 2, q. 2, resp., (ed. Quaracchi, IV, 477): la questione riguarda ciò che il sacerdote ha facoltà di rimettere durante la confessione. In questo caso l'argomento tratto dall'opuscolo di Riccardo viene confutato: Bo– naventura infatti ritiene, a differenza di Riccardo, che nell'assoluzione il sacerdote non sciolga solo dal vincolo della confessione, ma rimetta anche i peccati veniali. In IVSent., d. 21, p. 1, art. 2, q. 1, resp., (ed. Quaracchi, IV, 552): qui Bonaventura si discosta dalla opinione del De pote– state, pur ritenendola conforme alla ragione. Secondo questo scritto, infatti, nel purgatorio ven– gono rimesse solo le scorie del peccato, mentre, secondo Bonaventura nel purgatorio bisogna ritenere possibile anche la remissione dei peccati veniali. 22 Cf. In II Sent., d. 42, art. 2, q. 2, fund. 1 e 4, (ed. Quaracchi, II, 968): Bonaventura fa propria la precisazione del De diffirentia, secondo cui il peccato veniale richiede una pena non eterna ma transitoria, proprio perché è in sé veniale, perdonabile.

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