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RECEZIONE DI RICCARDO DI SAN VITTORE IN BONAVENTURA 167 Ma è nelle distinzioni XXV e XXVI che il maestro francescano affronta la domanda fondamentale sul significato del termine persona. La prima questione della distinzione XXV pone direttamente l'interrogativo sul suo carattere sostan– ziale o relazionale, se, cioè, persona si dica secundum substantiam an secundum rela– tionem. La posizione che l'autore assume si rivela interessante perché, pur rima– nendo evidentemente legata all'eredità boeziana, supportata tra l'altro da una serie notevole di autorità 98 , prende in considerazione anche la prospettiva relazionale, di cui Riccardo è l'interprete più autorevole con la sua elaborazione sull'identità tra persona e relazione 99 • Bonaventura presenta infatti la persona quale suppositum distinto in virtù di una proprietà personale: in quanto suppositum, la persona è so– stanza, ma questa sostanza è individuata a partire da una proprietà personale che è tale in quanto è relazione 1° 0 • L'accentuazione del carattere sostanziale della perso– na {principalius dicitur secundum substantiam) va ricondotta alla fondamentale difficoltà teoretica che la categoria di relazione portava con sé e che troverà una so– luzione definitiva solo in Tommaso, con la definizione della persona divina quale relatio subsistens 101 • La categoria di relazione, infatti, in questo stadio della riflessio– ne teologica, non riesce ad essere pensata capace di ad se, necessario per delimitare il concetto di persona e proprio della sostanza 1° 2 • Né si può trovare un'indicazione utile in questo senso nel De Trinitate di Riccardo, sia perché egli non utilizza la di– stinzione tra sostanza e relazione, tra in sé e in alio, sia perché nella sua prospettiva teologica la consistenza ontologica della persona divina è determinata dal fatto che la sostanza divina è in sé relazionale, in quanto si identifica con l'amore. 98 In I Sent., d. 25, art. 1, q. 1, fund., (ed. Quaracchi, I, 435): vengono citati in particolare Agostino, Anselmo, Ugo di San Vittore e Boezio. 99 In I Sent., d. 25, art. 1, q. 1, ad 2, (ed. Quaracchi, I, 436). 100 Va sottolineato il fatto che, proseguendo nel respondeo la spiegazione del rapporto tra persona e sostanza, Bonaventura utilizza ancora una volta una distinzione di Riccardo, quella tra sostanza comune e supposito certo, tra quid e aliquis, che gli consente comunque di evitare la piatta identificazione della persona con la sostanza. La sostanza, in quanto natura comune, indica l'essenza, precisa Bonaventura alla scuola di Riccardo, mentre si riferisce alla persona quando significa un individuo determinato, che non esclude il riferimento ad aliud. Cf. In I Sent., d. 25, art. 1, q. 1, resp., (ed. Quaracchi, I, 437). 101 Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I, q. 29, art. 3, ad 4. 102 Cf. In I Sent., d. 26, art. un., q. 2, resp., (ed. Quaracchi, I, 456): qui Bonaventura precisa che in Dio la relazione non va considerata né come predicato né come accidente, ma si identifica con la sostanza. Non viene però ulteriormente sviluppata l'articolazione tra tale radicamento sostanziale e il carattere proprio della relazione, cioè il suo essere in alio.
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