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166 MARYMELONE stesso Tommaso d'Aquino 92 , la studiano attentamente e ne subiscono l'influsso, anche se con modalità e valutazioni diversificate. Anche Bonaventura si confronta con la definizione riccardiana e lo fa nel I libro del Commento alle Sentenze, fonda– mentalmente nell'ambito delle questioni relative a due argomenti: il concetto di persona riferito alla natura angelica (distinzioni III e VIII) 93 e l'uso trinitario del termine persona (distinzioni XXIII, XXV, XXVI, XXXIV). Tralasciando la pre– senza pur significativa di testi tratti dal De Trinitate nelle argomentazioni sulla na– tura angelica, si cercherà di ricostruire l'uso della definizione di Riccardo nel pensiero trinitario bonaventuriano. Una premessa è particolarmente opportuna: va ricordato infatti che Riccar– do, nel proporre la sua definizione, non parte direttamente dalla critica di Boezio ma dal tentativo di mettere a punto uno strumento concettuale adatto a concepire la pluralità nell'unità, che gli fa apparire insufficiente la coincidenza tra sostanza e persona della formula boeziana: "persona est substantia individua rationalis natu– rae"94. Egli preferisce sottolineare al contrario la non coincidenza della sostanza con la persona, intendendo quest'ultima piuttosto come un soggetto che possiede una sostanza a partire da una proprietà, che è distinta e personale in virtù dell'ori– gine95. Il termine che gli si rivela capace di contenere tali sottolineature è quello di exsistentia; questo termine da una parte comprende la dimensione sostanziale, im– plicata nel sistere, dall'altra però rimanda ad un soggetto che possiede il sistere a partire dalla sua origine, evocata nel prefisso ex; l'origine determina il modo pro– prio del soggetto di possedere la sostanza e ne costituisce pertanto una proprietà incomunicabile. Si ha così la definizione di persona, quale existentia incommunica– bilis rationalis naturae, che Riccardo ritiene adatta ad indicare sia la realtà umana che quella divina 96 • Nella distinzione XXIII questa definizione compare per la prima volta: Bona– ventura riprende la preferenza riccardiana di exsistentia rispetto a substantia a so– stegno della sua posizione, secondo la quale va considerato imperfetto l'uso del verbo substare in Dio 97 . 92 Cf. in particolare A. Malec, Personne et amour dans la théologie trinitaire de saint Thomas d'Aquin (Bibliothèque chomiste, 32), Paris 1956, 156. 93 Si tratta delle questioni relative alla distinzione personale degli angeli. 94 Severino Boezio, Liber de persona et duabus naturis, III, PL 64, 1343 C. 95 Richard de Saint-Victor, De Trinitate, IV, cap. 7, 169-170. 96 Richard de Saint-Victor, De Trinitate, IV, cap. 12, 174-175; cap. 16, 178-179. 97 Cf. In I Sent., d. 23, art. 1, q. 2, resp., (ed. Quaracchi, I, 407).

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