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RECEZIONE DI RICCARDO DI SAN VITTORE IN BONAVENTURA 159 quaestionum 68 che bisogna prima porre la questione sulla esistenza o meno in Dio di una pluralità di persone per poi definire se questa pluralità vada riconosciuta come infinita o piuttosto delimitata come Trinità. È evidente l'eco dell'imposta– zione riccardiana strutturata sul passaggio dalla necessità del Condignus, che po– stula la pluralità di persone, a quella del Condilectus, che la definisce come Trinità. Questo rimando all'impostazione del De Trinitate non viene tuttavia ulte– riormente sviluppato nelle argomentazioni addotte da Bonaventura nella quaestio seconda, per dimostrare la necessità razionale della pluralità in Dio. Le rationes necessarie di tale pluralità, in effetti, sono costituite da quattro argomenti che uti– lizzano indubbiamente il modulo della perfezione assoluta, come si trova nel III libro del De Trinate, senza però far coincidere tale perfezione con il possesso della carità perfetta e consummata. La pluralità, infatti, è provata facendo ricorso alla summa beatitudo, perfectio, simplicitas eprimitas 69 • La perfezione della carità non è assente: essa è costitutiva del concetto di somma beatitudine che Bonaventura fa consistere in un triplice possesso, quello della bontà, della carità appunto e della felicità nel loro grado di perfezione. Tuttavia non le viene riconosciuto quel ruolo determinante che essa ha nelle argomentazioni riccardiane, sia perché non appare direttamente come ratio, sia perché Bonaventura è più attento al ruolo argomen– tativo insito nell'idea di bontà. Quest'ultima, considerata alla luce del principio della diffusività del bene attribuito allo Pseudo-Dionigi, è ragione sufficiente per la comunicazione dell'essere. Anzi, è proprio la comunicazione come perfezione del bene, unita alla fecondità della summa primitas, a delineare il quadro entro cui Bo– naventura individua le ragioni delle due processioni trinitarie 70 • Nonostante la marginalità della funzione dimostrativa della carità allontani dunque Bonaventura 68 In I Sent., d. 2, tractatio quaestionum, (ed. Quaracchi, I, 50): l'articolazione di Bonaven– tura risalta particolarmente in rapporto al testo del Lombardo che egli ha dinanzi e che inizia direttamente dall'affermazione della trinità delle persone nell'unità dell'essenza: cf. Pietro Lombardo, Sententiae in IV libris distinctae, lb. I, d. 2, cap. 1, (ed. Grottaferrata, I-II, 61-62). Cf. su questo anche O. Gonzalez, Sobre lasfuentes de Ricardo de Sant Victor, 594. 69 In I Sent., d. 2, art. un., q. 2, fund. 1-4, (ed. Quaracchi, I, 53). 70 Bonaventura ritiene che il modus producendi sia duplice: per natura e per volontà. La generazione e la spirazione, pertanto, si differenziano perché vanno ricondotte ad un diverso modus producendi. In Riccardo, invece, sia l'origine del condignus che quella del condilectus sono legate all'amore, quindi alla volontà del Padre, che vuole comunicare "sia le ricchezze della sua grandezza sia le delizie della carità". In Riccardo, in altri termini, non esiste la productio per mo– dum naturae. Cf. Richard de Saint-Victor, De Trinitate, VI, cap. 6, 234. M. Melone, Lo Spirito Santo nelDe Trinitate di Riccardo di San Vittore, 316-324.

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