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158 MARYMELONE guenza un'indagine e una formulazione di carattere speculativo. In questa defini– zione del modo di procedere della teologia, che deve scrutare e ragionare senza limitarsi a narrare6 2 , le rationes necessariae si offrono come l'oggetto proprio della elaborazione razionale della fede. È ad esse che la teologia si rivolge, poiché il suo compito si configura come quello di esporre "le ragioni che rendono fondata la nostra fede" 63 • Le rationes vengono pertanto pienamente assunte nella visione bo– naventuriana della teologia quale scientia distrahens 64 , perché consentono alla ragione umana di operare il passaggio dal credibile della Scrittura all'intellegibile della teologia 65 • In altri termini sono proprio le rationes necessariae, considerate così come le aveva delineate il Vittorino, a rendere teologicamente possibile la subalternazione, in virtù della quale l'oggetto di fede, il credibile, che si trova come tale nella Scrittura, viene considerato anche come oggetto di ragione, intellegi– bile66. Per quanto non vengano eccessivamente amplificate nella loro portata epistemologica, dunque, le rationes necessariae secondo l'interpretazione offerta da Riccardo rivestono per Bonaventura un'importanza fondamentale, perché garantiscono il giusto rapporto tra fede e ragione, vale a dire il riconoscimento di una razionalità della fede che fonda ed esige l'interpretazione teologica. 2. Le modalità dell'amore Riccardo di San Vittore ha costruito l'intero suo trattato trinitario sull'argu– mentum amoris, individuando in esso la ratio necessaria della pluralità personale di Dio, poi chiarita e precisata come Trinità attraverso la perfezione della condi– lectio67. Bonaventura, seguendo il Lombardo, affronta il tema della pluralità in Dio nella distinzione II. Una prima sottolineatura si impone immediatamente: com– mentando il testo del Lombardo, il maestro francescano precisa nella tractatio 62 Cf. Jn I Sent., Prooemium, q. 2, ad 4, (ed. Quaracchi, I, 10). 63 Cf. Jn I Sent., Prooemium, q. 2, fund. 1, (ed. Quaracchi, I, 10). 64 Cf. In I Sent., Prooemium, q. 2, resp., (ed. Quaracchi, I, 11); sull'importanza dell'impo– stazione metodologica di Bonaventura cf. in particolare M.D. Chenu, La teologia come scienza nel XIJJ secolo, 77-83; L. Sileo, La 'via' teologica di Bonaventura da Bagnoregio, in D'Onofrio (ed.), Storia della teologia nel Medioevo, 2, 720; I. Biffi, San Bonaventura e la sapienza cristiana, in Figure delpensiero medievale, IV: La nuova razionalita, Milano-Roma 2008, 533-553. 65 Cf. Jn I Sent., Prooemium, q. 1, resp., (ed. Quaracchi, I, 7). 66 Cf. Jn I Sent., Prooemium, q. 2, resp., (ed. Quaracchi, I, 11); qui Bonaventura illustra il rapporto di subalternazione tra Sacra Scrittura e teologia. 67 Richard de Saint-Victor, De Trinitate, III, cap. 2, 136-137; cap. 11, 146-147.
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