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RECEZIONE DI RICCARDO DI SAN VITTORE IN BONAVENTURA 155 hic dare vidit veritatem" 50 • L'argomento chiave che Bonaventura trae dal Quomo– do Spiritus sanctus in questo contesto è l'interpretazione dell'atto di amare unita alla distinzione tra l'amore che procede come accidens e quello che coincide con l' essentia. Riccardo, infatti, aveva affermato con chiarezza che si può interpretare l'espressione "ego diligo te amore a me procedente" nel senso che l'amore che procede dal soggetto (ejfectus) è ciò che realizza l'atto di amare {formalis). Ma mentre l'animo dell'uomo non è in sé amore, ma è ciò da cui l'amore procede, il Padre e il Figlio invece sono amore e perciò, come si è già avuto modo di richiama– re, essi amano per l'amore che sono in sè stessi e per l'amore che da essi ha origine, lo Spirito Santo; è per questo che in Dio l'amore può essere al contempo sostanza e persona 51 • È chiara la finalità che Bonaventura raggiunge fondandosi sulla dottrina riccardiana: se il Padre e il Figlio amano per se stessi e per lo Spirito, essi rimango– no origine del loro amore e della terza persona, e in questo modo viene meno la necessità di riconoscere una sorta di causalità alla processione dello Spirito, quasi fosse in essa il principio dell'amore delle due prime persone. D'altro canto, il suo procedere, pur essendo effetto, è però un effetto formale, perché nello Spirito si realizza realmente la comunione e l'unità tra il Padre e il Figlio, quale loro nexus, e, in questo modo, viene meno il rischio di ridurre lo Spirito ad una realtà effettuale, cioè causata dal Padre e dal Figlio. Il Quomodo Spiritus sanctus ritorna ancora, nella distinzione XXXII, nella se– conda questione del secondo articolo, lì dove Bonaventura si confronta con l'altra locuzione problematica, legata alla possibilità o meno di dire che "il Padre è poten– te per la potenza che ha generato" 52 • Il riferimento all'opuscolo di Riccardo, però, ha qui tutt'altro tenore, in quanto si tratta di una citazione indiretta richiamata all'interno di un argomento contrario alla posizione del magister, secondo cui, poiché il Padre non opera mai senza il Figlio (e qui si trova un riferimento al Quo– modo Spiritus sanctus 53 ), bisogna dedurre che egli riceve dal Figlio la sua potenza. 50 In I Sent., d. 32, art. 1, q. 2, (ed. Quaracchi, I, 560). Non va dimenticato che il maestro a cui pensa Bonaventura è in realtà Ugo di San Vittore. 51 Cf. Quomodo Spiritus sanctus, 165 (f. 178a). 52 Cf. In I Sent., d. 32, art. 2, q. 2, ad 1, (ed. Quaracchi, I, 563, nota 3). 53 Cf. Quomodo Spiritus sanctus, 165 (f. 177c-d).
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