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RECEZIONE DI RICCARDO DI SAN VITTORE IN BONAVENTURA 151 mediante il Figlio 37 • Di conseguenza, nella formula trinitaria riguardante l'amore delle tre persone, quale valore bisogna attribuire all'uso dell'ablativo Spiritu sancto? Se infatti si ammette che il Padre e il Figlio si amano mediante lo Spirito Santo, per la stessa identità dell'esse con l'amare bisogna anche riconoscere che essi sono mediante la sua persona. L'interrogativo si rivelava di particolare interesse perché il Lombardo nelle sue Sentenze aveva lasciato senza soluzione la questione, rite– nendola troppo difficoltosa e limitandosi ad indicare la posizione di Agostino 38 • La spiegazione offerta da Riccardo di San Vittore nel Quomodo Spiritus sanctus si articola in due momenti. In un primo momento, egli precisa dal punto di vista grammaticale la differenza tra l'uso passivo e quello attivo del verbo amare, in modo corrispondente a quello di erudire-erudiri, cioè sapientem facere o sapiens fieri. Questa distinzione gli consente di dimostrare che, così come non si può am- mettere l'uso passivo del verbo nel caso della sapientia, perché il Padre non diviene sapiente, ma rende sapienti per mezzo del Figlio, allo stesso modo non si può ammettere l'uso passivo del verbo amare, perché il Padre e il Figlio non ricevono l'amore (e quindi l'essere) per mezzo dello Spirito, ma lo offrono 39 • In un secondo momento, poi, il Vittorino propone un approfondimento in chiave psicologica, prendendo in considerazione l'atto umano dell'amore e ricono– scendo in esso un'indicazione circa il modo di pensare il procedere eterno e imma– nente dello Spirito. Si viene cioè ad instaurare una corrispondenza per la quale il modo in cui ama l'uomo viene preso a modello di intelligibilità per delineare il modo in cui amano le persone divine: infatti, come l'uomo ama per l'amore che procede da sé stesso, così si può ritenere che il Padre e il Figlio si amano per l'amore che da essi procede, e questo amore è la persona dello Spirito Santo. Tuttavia, il suo ragionamento mira anche a chiarire la differenza fondamen– tale che sussiste tra la realtà dell'amore umano e quella di Dio: mentre infatti in Dio l'amore si identifica con il suo stesso essere, nell'uomo bisogna riconoscere una composizione, per la non coincidenza tra essere e amare. Di conseguenza, a diffe- 37 Cf. Agostino di Ippona, De Trinitate, 6, 5, 7. 38 Cf. Pietro Lombardo, Sententiae in IV libris distinctae, !b. I, d. 32, cap. 1, n. 2, (ed. Grottaferrata, I-II, 233): "Huic questioni, cum altitudinem nimiae profunditatis contineac, id solum respondemus quod Augustinus significare videtur, scilicet quod Pater et Filus diligant se et unitacem servent non solum essemia sua, sed suo Dono proprio". 39 Cf. Quomodo Spiritus sanctus, 165 (f. 177d): "Dicitur ergo Pater Spiritu sancto diligere, non quod per eum amorem habeat, sed exhibeat, non quod amorem ad eo accipiat, sed per eum inpendat".
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