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GIOVANNI DE LA ROCHELLE, GILBERTO DI TOURNAI... 137 La sua casistica si rivela quindi molto più articolata di quella enumerata alcu– ni anni prima da Giovanni de La Rochelle, soprattutto per quanto riguarda coloro i quali mantengono il possesso personale dei beni. Vi sono alcuni - afferma infatti Gilberto - che per ottenere ricchezze o per conservarle, sono disposti anche a tra– sgredire i comandamenti di Dio, vale a dire a commettere crimini e scelleratezze; altri che, pur non prostituendosi alla ricchezza al punto da giungere a commettere per lei dei peccati mortali, tuttavia vi sono eccessivamente attaccati; altri, ancora, che malgrado non mostrino un tale attaccamento, comunque non rinunciano al possesso; altri che si distaccano dalla ricchezza e dal possesso, e tuttavia "in com– muni possidere possunt"; infine, vi sono coloro i quali, "ultra omnem hanc per– fectionem addunt nichil posse possidere nec in proprio, nec in communi", e tali furono Francesco e i suoi veri imitatori. Interessantissima è la stilettata finale contro i detrattori: non è colpa del sole se non si riesce a fissarne la luminosità, ma occorre piuttosto purificare l'occhio di colui che guarda, abituato alle tenebre. 5. Gilberto compose questi sermoni entro la prima metà del 1255, come risulta dalla lettera che gli indirizzò Alessandro IV il 6 agosto di quell'anno: "Acce– pimus satis gaudentes, quod quandam sermonum de novo non modicum utilem compilationem fecisti" 14 • Si era in un tornante veramente difficile. Come ho già accennato, il 22 novembre 1254, qualche giorno prima della sua morte, con la lettera Etsi animarum Innocenzo IV aveva preso decisamente posizione a favore del clero secolare. La serie di accuse rivolte ai frati che il pontefice sembrò sotto– scrivere con il suo pronunciamento si rivela impressionante: in contrasto con la legislazione canonica, essi ricevevano fedeli di altre parrocchie e li assolvevano in foro sacramentale; predicavano solennemente al popolo durante la domenica e i giorni festivi, mentre nelle chiese parrocchiali si celebrava la messa solenne, e non desistevano neppure quando, nello stesso giorno "e spesso anche nella stessa ora", era addirittura il vescovo a tenere la predica solenne; si recavano tempestivamente, e furbescamente, al capezzale dei moribondi per trarne vantaggi materiali. "Molti altri fatti, perpetrati [...] ogni giorno" verso prelati e chierici, venivano dal ponte– fice taciuti "per onore della Religione". In forza di ciò, Innocenzo IV poneva nu– merosi limiti e divieti all'impegno pastorale dei Mendicanti15. 14 Ivi, 525, nota 2. 15 Il testo della Etsi animarum è in Bullari Francescani Epitome, ed. C. Eubel, Quaracchi 1908, 259-261.
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