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138 FELICE ACCROCCA Esattamente un mese dopo, il 22 dicembre, il neoeletto Alessandro IV con la lettera Nec insolitum abrogò le decisioni del suo predecessore, "compiute - disse - sotto la pressione di impegni e nella fretta" 16 • Proprio quest'ultimo provvedimento - emanato anch'esso con gran tempestività! - lascia intuire che la Etsi animarum, di fatto, non dovette avere l'assenso della maggioranza dei membri del Sacro Col– legio. Il successore di papa Fieschi, Rainaldo di Jenne, era infatti da decenni cardi– nale protettore dei Frati Minori e apertamente schierato al loro fianco: chiaman– dolo sulla cattedra di Pietro, il collegio cardinalizio sapeva già che egli avrebbe operato una decisa inversione di rotta rispetto alla direzione scelta da Inno– cenzo IV ormai sullo scorcio della propria vita 1 7 • Come s'è detto, all'inizio dell'anno successivo, i ministri generali dei Minori e dei Predicatori indirizzarono congiuntamente una lettera ai frati delle rispettive famiglie religiose, esortandole alla concordia reciproca. Interessante è notare che alcune indicazioni emanate dopo lo scampato pericolo, finiscono per coincidere con altrettante lamentele di Innocenzo IV: Etsi animarum Alii quoque vestrum diebus dominicis et festivis, dum in parochialibus ecclesiis missarum solempnia celebrantur, solem– pniter verbum praedicationis proponunt populo, qui ad audiendum divina in ecclesiis ipsis diebus praedictis convenire consueverat, ut tenetur, ad praedicatio– nem huiusmodi convocato et ab ipsis sub specie sanctioris actionis abstracto; et sic ab eisdem parochianis divina obmittun– tur officia et sacerdos in domo Domini quasi passer unicus in aedificio remanens 16 Testo ivi, 261-262. Lettera enciclica Item, ne alii sermones impediant aliorum vel auditores subtrahant aut ipsos sermo– nes sibi subripiant alternatim. Que enim esset caritas subtrahere personas, subtra– here amicos, subtrahere loca, subtrahere sermones, subtrahere elemosinas, cum se– cundum caritatis regulam non que sunt nostra, sed que sunt alterius, suadente apo– stolo, querere debeamus (28, rr. 26-31 ). 17 È interessante annotare l'opinione di Salimbene, secondo il quale la morte del papa pochi giorni dopo l'emanazione della lettera fu l'effetto di una punizione divina per quella deci– sione avventata: "Verumtamen papa[...] contra ambos Ordines dedit litteras, ut saltem diebus sollemnibus a mane usque post tertiam ecclesiarum ianuas minime aperirent, ne sacerdotes pa– rochiales et matrices ecclesie oblationibus fraudarentur. Et statim percussit eum Deus, et subito infirmari cepit infirmitate de qua mortuus est": Salimbene de Adam, Cronica, II, a. 1250-1287, edidit G. Scalia (CCCM, 125 A), Turnholci 1999, 634, rr. 33-37.

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