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56 COSTANZO CARGNONI più che sufficiente alla sua meditazione e riflessione. "Non ho bisogno di più, figlio: conosco Cristo povero e crocifisso" 27 • Anche un altro ricordo dei compagni del santo è significativo quando riferiscono come il Poverello, pieno di dolori di vario genere, rifiutasse di usare medicinali, e ne rivelano i motivi: Per la grande dolcezza e compassione che ogni giorno traeva dall'umiltà e dalle orme del Figlio di Dio, quello che riusciva amaro per la sua carne, lo accoglieva e sentiva come una dolcezza. E talmente si doleva ogni giorno delle sofferenze e amarezze che Cristo soffri per noi, e tanto se ne affliggeva nell'anima e nel corpo, che non si curava dei propri malanni 28 • E questo dimostra come Francesco si era totalmente immedesimato con mi– stico ardore nelle sofferenze del Crocifisso da dimenticare i suoi dolori. Oltre che al concetto paolino, egli viveva attualmente la mistica di conformita con Cristo, come verrà spiegata secoli dopo dai maestri spirituali, particolarmente dal cappuc– cino Benedetto da Canfield il quale insegnerà a contemplare nel proprio interno la Passione di Cristo, cioè a vedere Gesù che attualmente e vivamente soffre nei no– stri dolori, e quindi a prendere tutte le pene e le sofferenze non come nostre, ma come di Gesù Cristo, che si vede e si contempla come é inchiodato sulla croce e viene crocifisso in noi, gettando ogni pena, afflizione e dolore del corpo e dell'ani– ma nel fuoco e nelle flamme dei tormenti di Gesù, dove saranno consumati e uniti ai suoi; allora - conclude Benedetto da Canfield - si potrà dire con san Paolo: Christo confixus sum cruci, io sono crocifisso in croce con Gesù Cristo, e si realiz– zerà la sua esortazione: Hoc enim sentite in vobis quod et in Cristo lesu, sentite in voi gli stessi dolori che furono in Gesù Cristo 29 • Un ultimo aspetto, giustamente sottolineato negli studi di O. Schmucki, è la dimensione apostolica e missionaria della malattia e del malato. Infatti Francesco, "mentre giaceva malato" a San Damiano, nel 1225, fece cantare davanti al vescovo Guido II e il podestà Oportolo, tra loro in contesa, il "Cantico" a cui aveva aggiun– to la strofa del perdono. Inoltre 27 2 Cel. 105: Ffr 692, p. 432, 28 Leg. Per. 77: Ffr 1608, p. 942. 29 Cf. I frati cappuccini. Documenti e testimonianze del primo secolo, vol. IV: Espansione e inculturazione, Roma-Perugia 1992, 192-199, 207-210.
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