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68 COSTANZO CARGNONI l'ammalato, deve accostare Cristo, prima di parlare all'ammalato, deve parlare dell'ammalato a Cristo. E mentre s'incammina verso la casa dell'infermo o in dire– zione dell'ospedale, egli deve "ripassare mentalmente qualche passo devoto della Sacra Scrittura e dei Padri" adatto a consolare il malato. Con questo vuol dire che l'assistenza degli ammalati e anche dei moribondi non si improvvisa, ma esige una seria preparazione. Viene poi a trattare del colloquio col malato, che deve essere sobrio, consolatore e sereno, in modo che il malato si abbandoni alla volontà di Dio e riceva i sacramenti, tutto gratuitamente6 2 • Un altro opuscolo, di Giovanni da Sestola descrive con abbondanza di rilievi le qualità del "consolatore" che deve essere pieno di spirito di preghiera per la per– sona del malato, e deve aiutarlo a innalzare il cuore a Dio, tenendo presente, però, le diverse categorie di ammalati e adattandosi ad essi. Ma suggerisce che ci vuole anche un'attenzione pastorale ai parenti e amici che assistono l'ammalato. Ma tutto viene avvolto di preghiera che deve essere cordiale, affettiva 63 • Il frate "conso– latore" è chiamato in un opuscolo di un altro autore, p. Giuseppe Taverna da Cammarata, "ricordatore". La sostanza di questo metodo si legge in queste parole: Deve con ogni studio indurlo con parole devote ed efficaci al dolore e pentimento de' peccati commessi e all'amore di Dio. Questo ha d'essere il suo scopo, e se questo farà bene, quesro basta 64 • Basterebbe davvero. Mi piace concludere con un riferimento alle costituzioni cappuccine rinnovate dopo il Concilio che in un passo trattano della carità verso gli ammalati: dicono che ogni fratello è un dono del Signore, non è scelto da noi sulla base delle sue attitudini o del suo carattere o del suo comportamento, ma sulla base della stessa vocazione evangelica: noi non ci siamo scelti, ma Dio ci ha dati gli uni agli altri, ed essendo un dono, li accogliamo con cuore riconoscente65, riconoscente non solo come gratitudine, ma come specchio in cui si riflette l'im– magine di Cristo, che è abituato a rivelarsi nascondendosi nelle più umili realtà della vita, soprattutto nei fratelli che soffrono. Ecco perché l'ammalato nasconde e 62 I frati cappuccini. Documenti e testimonianze del primo secolo, voi. III: Santita e aposto- lato, Roma-Perugia 1991, 3534-3539. 63 Ibidem, 3540-3569. 64 Ibidem, 3583-3634. 65 Cf. Costituzioni deifrati minori cappuccini e ordinazioni dei capitoli genetrali. Testo uffi– ciale e versione italiana, Roma 2002, 177-179 (n. 84, 1).

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