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64 COSTANZO CARGNONI Nel servizio "andavano per le case in cerca di ammalati", entravano "con ogni franchezza e senza ribrezzo" anche nella "più vile e più abbietta cosuccia" del quar– tiere palermitano. "Anzi queste erano da loro cercate con più distinta perquisi– zione, come le più bisognose di assistenza e di sussidi" 52 • L'anonimo relatore del servizio degli appestati a Palermo con efficacissima espressione così riassumeva l'operato dei cappuccini: "Si fecero tutto spirito e tutto mani" 53 • Questo aspetto, questa tonalità della carità francescana nel servire gli amma– lati è davvero significativa e appare anche nella peste di Milano del 1630. Bisogna sottolinearla. Essa ha una dimensione concreta, quasi fisica e corposa, con un'ope– rosità che diventa, come acutamente ha spiegato un autore moderno in un prege– vole saggio, "sollecitudine corporale e affettiva". Pittoresche sono in questo senso le riflessioni critiche di questo autore sulle vicende della peste manzoniana: I padri cappuccini non hanno altra cura che di partecipare in maniera diretta, e con una stupefacente e suprema semplicità, agli effetti del contagio, in modo che la riorga– nizzazione anche fisica del lazzaretto... costituisce non solo un esempio di moralità e di saggezza, ma una concreta (e strutturalmente efficace) opposizione all'errore. Con l'umiltà e il rigore che nascono dall'azione, essi sostituiscono alla ricerca delle cause la condivisione degli effetti; le loro parole sono molto rare e semplici, mentre le cose che fanno si moltiplicano ogni giorno... In fondo non interessa al frate il male come enigma, quanto invece l'amore e la passione che può sopravvenire dentro la morte... L'esistenza di questi frati, nella storia e nella figurazione narrativa, ha un significato molto chiaro di un ritorno al principio di realtà; fra le disperate escursioni dell'imma– ginazione collettiva essi cercano di ricucire il senso della vita, spasimi incomprensibili e morti silenziose, essi... esprimono significato immanente a questa desolazione; e sono uomini come gli altri..., che specialmente sono abituati a tacere quando le parole 52 Come diceva il Manzoni: "Tale era la condizione de' cappuccini che nulla pareva loro troppo basso, né troppo elevato. Servir gli infimi ed esser serviti da' potenti, entrare ne palazzi e ne' tuguri con lo stesso contegno di umiltà e sicurezza,,.". A. Manzoni, I promessi sposi, commen– to e note di Leone Gessi, Roma 1956, 75s (cap. III). 53 I frati cappuccini. Documenti e testimonianze del primo secolo, vol. III: Santita e aposto– lato, Roma-Perugia 1991, 3684s.

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