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432 MARIANO D'ALATRI vincia di Roma, il quale denuncia maneggi di frati e cabale di curiali, e trova in– comprensibile e persino "ridicola" la scusa addotta dal procuratore generale dell'Ordine, p. Marco Antonio da Carpenedolo, per esimersi dall'obbligo di presentare al papa i "molti e molti memoriali... a nome delle Comunità e signori e dei frati, per la revoca o almeno modificazione" del decreto di soppressìone 26 . Ma rimane sempre da sapere in base a quale criterio furono scelti i sei conventi da sopprimere. Non diversamente che la maggior parte degli altri luo– ghi della provincia Romana, essi erano antichi, quindi assai umili e, forse, biso– gnosi di aggiunte e di rifacimenti per poter essere abitati. Per quanto, poi, ri– guarda la loro distanza dal rispettivo centro abitato, essa non era eccessiva: sol– tanto il convento di Anticoli distava dal centro circa due chilometri; erano inve– ce a circa un chilometro dall'abitato i conventi di Campagnano, Priverno e Sermoneta, ed appena a mezzo chilometro quelli di Acquapendente e di Ana– gni27_ Sull'abbandono di Priverno e Sermoneta poté pesare il fatto che erano in zona malarica. Ma perché lasciare Anticoli ed Anagni, conventi limitrofi? I cap– puccini non li avevano fabbricati, bensi ricevuti, essendo per l'innanzi apparte– nuti il primo ai frati conventuali, l'altro alle clarisse 28 • In mancanza di docu– menti, non si può dire di piu. Ma due cose sono certe: la decisione di chiuderli non fu lasciata al caso, mentre la maggior parte dei frati era attaccatissima a questi vecchi luoghi, "edificati con tanta semplicità e zelo della povertà". A conclusione di questa breve nota, credo quasi superfluo rilevare che, quella delle conseguenze immediate e lontane della soppressione innocenziana dei piccoli conventi cappuccini, è una pagina di storia tutta da scrivere. Quando lo sì sarà fatto sulla base di una vasta e solida documentazione, sì avrà in mano la chiave per capire tanta parte della evoluzione (ma qualcuno potrebbe preferir parlare di involuzione) dell'Ordine cappuccino. Forse, allora, il termine "monasticìzzazione" suonerà meno improprio, anche perché, nel Sei e Sette– cento, il fenomeno investe la vita di tutti gli Ordini religiosi. 2 6 Cf. sotto, p. 434-435, documento II. 2 7 I conventi cappuccini II, 193-247. 28 Giuseppe M. da M. Rotondo, Gl'inizj dell'Ordine cappuccino e della provincia Romana, Roma 1910, 138-140; Filippo Caraffa, Il monastero di S. Chiara in Anagni dalle origini alla fine dell'Ottocento, Anagni 1985, 47-81.
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