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426 MARIANO D'ALATRI mitorio, bensi un luogo facilmente accessibile ai fedeli che vi si recano per ascoltare la predica ed assistere alla celebrazione dei divini misteri. Partendo da esso, i frati raggiungono sia il vicino centro abitato sia altri luoghi, dove svolge– re il proprio ministero pastorale e cercare elemosine. Per questo motivo il con– vento ha accesso diretto alla via pubblica, oppure dista pochissimo da essa. Dal punto di vista storico il merito principale della inchiesta consiste nel fatto che in essa sono notati i nomi di 584 frati con la specificazione del loro status (ministro provinciale, guardiano, lettore, predicatore, sacerdote, studente, chierico, novizio, laico) e della rispettiva dimora in uno dei 41 conventi, di cui allora si componeva la provincia cappuccina di Roma. Nelle successive redazioni delle costituzioni cappuccine, elaborate tra il 1608 e il 1643, si torna sempre a ripetere che "ne' nostri Luoghi già fatti, non stieno meno di dodici frati" 4 ; in quelle poi del 1643 si lascia cadere la timida ri– serva "se è possibile", realisticamente avanzata dal legislatore del 1638 5 • L'inchiesta documenta come, almeno nella provincia Romana, tale norma fosse ampiamente disattesa, poiché soltanto in 11 dei suoi 41 conventi dimoravano 12 o piu frati. I conventi con 7, 8 oppure 9 frati sono relativamente poco nu– merosi (in tutto 9), mentre quelli con 10 oppure 11 frati sono in numero di 21. Dunque, 30 su 41 conventi della provincia Romana ospitavano un numero di frati inferiore a quanto previsto dalle costituzioni. Eppure, almeno in teoria, i 584 frati avrebbero potuto essere assegnati in numero di 14 ad ognuno dei conventi. Ma per motivi molto concreti ciò era impossibile. Bisognva infatti te– ner conto degli infermi, degli studenti, dei novizi e di altri frati occupati nella tessitura della stoffa per vestire i frati. Tra i conventi delle 23 province cappuccine d'Italia, quanto a numero di frati, quello di Roma li supera tutti. Nei primi mesi del 1650 essi erano 1406. La cosa si ripeteva nelle maggiori città d'Italia, anche se in misura meno consi– stente7. Ovviamente, la grande città offriva elemosine piu copiose, ed anche i cappuccini potevano in essa trovare i mezzi di sussistenza necessari per una grande famiglia, che assolveva molteplici compiti a servizio di tutto l'Ordine, 4 Constitutiones Ordinis fratrum minorum capuccinorum saeculorum decursu promu!gatae, I: Con- stitutiones antiquae (1529-1643). Editio anastatica, Romae 1980, 70, 132s, 197,252,600. 5 Constitutiones I, 364, 491. 6 I conventi cappuccini II, 232-234. 7 Dall'inchiesta apprendiamo che nel convento di dette città, o nel principale di essi, la somma dei frati era la seguente: Genova 111, Milano 76, Venezia 82, Bologna 80, Firenze 67, Napoli 91, Messina 100, Palermo 100: I conventi cappuccini I, 34, 191s, 312, 330; II, 15, 326s; III, 286s, 394s.

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