BCCCAP00000000000000000000871

402 SERVUS GIEBEN che invece dell'Alleluia dopo il gloriapatri dell'apertura dell'ufficio bisognava dire il versetto Laus tibi Domine, rex aeternae gloriae. In fondo al coro vi era nel muro una piccola finestra cieca, rivestita di legno, dove, dopo l'uso, l'ebdomadario riponeva il suo breviario. Poco piu alto era fissata una verghetta di ferro col suo piattino di latta per porvi sopra un lume a beneficio dello stesso ebdomadario a cui toccava leggere dal suo breviario le varie parti mobili dell'ufficio 1 22. Durante la recita dei salmi, i chierici e i sacerdoti potevano mantenere il cappuc– cio in testa. Dovevano però toglierlo nelle altre parti dell'ufficio 123 • Chi conosceva l'ufficio o i salmi a memoria rimaneva seduto al suo posto, mentre gli altri si schie– ravano intorno al leggio illuminato del coro 124 • Secondo il cerimoniale fiammingo era molto importante mantenere le pause e respirare bene a metà dei versetti del salmo: perché il non farlo avrebbe causato l'indebolimento dello stomaco e della voce. Ed era questa una delle cause perché i frati non potevano cantare alto 125 • Immediatamente dopo la recita dell'ufficio notturno seguiva la meditazione o l'orazione mentale 126 • Quando l'ufficio stava per concludersi, cioè all'inizio del– l'orazione Sacrosanctae, il sagrestano si avvicinava al grande leggio corale e voltava la clessidra li già pronta 1 27 • Finito l'ufficio, egli dava il segno dell'inizio della medi– tazione, dopo il quale i frati si disperdevano nella chiesa e nel coro a trovare un posto meno angusto e piu libero per la preghiera privata. Intanto il sagrestano, che con tre tocchi della campana segnalava la fine delle meditazione, stava attento alla 122 "Il coro abbia la su in capo una finestrella foderata cli legno, e colorita un poco da porvi il breviario che adopera l'ebdomadario. Di sopra detta finestrella vi sia un ferro fitto nel muro con il suo cappelletto cli latta da porvi il candelotto, o lumino quando fa cli bisogno per l'istesso ebdomadario". Bartolomeo da Bologna, Modo d'incaminare i novizi, in Ifrati cappuccini l, n. 1400- 1401, p. 1424. 123 "Dum cantantur psalmi, vetitum non est quin caput caputio cooperiti possit, tam a clericis quam a sacerdotibus, si voluerint; sed in reliquis semper illud discoperiant". Ippolito da Bergamo, Caerimoniae et observantiae, f. 43r. 124 "Et si memoriae nesciunt recitare neque legere in libro , eo quod forte erit obscurum vel nox, tunc qui nesciunt, stantes, legant psalmos ex psalterio, et accendatur lampas; alii vero sedeant in seclibus suis". Ivi, f. 63v. 12 5 "Multum enim debilitat stomachum et vocem, quando in medio versic'..lli non res– piratur; et ista est una ex causis cum alte fratres cantare non possint, quia non resumunt vires per respirationem in medio versus". Ivi, f. 55r. 126 Almeno nel periodo che scorreva dalla Natività della Madonna, 1'8 settembre, fino all'ottava della pasqua. L'altra metà dell'anno la meditazione si teneva dopo la nona, nel pome– riggio. Cf. [Zaccaria Boverio da Saluzzo], De sacris ritibus, 193. 12 7 "Cum inchoatum fuerit 'Sacrosanctae' etc., sacrista horologium pulverarium, quod in legili paratum esse debet, vertat". Ivi, 193.

RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz