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CULTURA MATERIALE DEI CAPPUCCINI (1525-1619) 401 il lume e lasciare acceso soltanto uno stoppino, perché si supponeva che i frati conoscevano i salmi delle laudi a memoria e quindi non c'era necessità di una buona luce. Nel caso di un ufficio con salmi propri poco noti, ambedue gli stoppini rimanevano accesi117. Il primo accolito non poteva toccare i lumi per non imbrat– tarsi le mani con cui doveva svoltare le pagine dei libri corali 118 • Sono molto precise le direttive che Bartolomeo da Bologna dà ai suoi novizi: "Il modo di voltar le carte del salmista sarà questo: che, con la man destra leva– ranno quella cinta di corame 119 , qual cinge il salmista, e la tiraranno in basso un palmo in circa, e con le dita di detta mano, cioè con l'indice, e con quello di mezzo, sotto– mettendo l'indice alla carta da voltarsi e stringendola con quella di mezzo con de– strezza la carta volteranno a tempo debito, accompagnandola con tutta la mano... non mai aprino il salmista... se prima non si averanno lavate le mani" 120 • Allo scopo di proteggere ulteriormente le pagine del salterio, nella Fiandra e certamente anche altrove, si usava una spatola per voltare le carte 121 • Nella quaresima il sagrestano attaccava in cima al leggio del coro una tabella con la scritta, in grande lettere, delle parole Laus tibi Domine, che ricordava ai frati antiphona cantanda dernittat... qua peracta lucernam mature attollat". [Zaccaria Boverio da Saluzzo], De sacris ritibus, 77. 117 "Detto il Sanctus [nel corso del tedeum al mattutino], si purga anco la lucerna, o al principio del Miserere delle laudi della feria, e lasciaranno acceso solamente uno stopino per le laudi, quando però si farà l'officio di qualche santo, poiché si sanno i salmi alla mente; ma quando si farà di feria s'accenderanno tutti duoi, e all'inno delle laudi del santo s'accenderà il secondo stopino, quando non si sapesse alla mente". Bartolomeo da Bologna, Modo d'incaminare i novizi, in Ifrati cappuccini I, n. 1324, p. 1388; cf. anche n. 1327, p. 1389. 118 "Il primo accolito non mai farà l'officio di moccare la lucerna, né il lumino, ma si bene il secondo accolito; e questo si fa perché, dovendo egli voltare le carte del salmista e del brevia– rio, non li venga ad imbrattare con le mani unte d'aglio, perché non si fa con tanta diligenza di purgare la lucerna, che non s'imbratti qualche pochetto le dita, e cosi in poco tempo si verrfa a rovinare tutte le carte del detto salmista. Ivi, n. 1329, p. 1390. 1 19 Serviva per tener aperto il volume e distese le pagine. Tale fascia di cuoio era tenuta te– sa da alcune molle all'interno del leggio corale. Un bell'esemplare di grande leggio corale secen– tesco, proveniente dal convento di Frascati, è conse1vata nel Museo Francescano di Roma, inv. nr. 755. 120 Ivi, n. 1326, p. 1389. 121 "In choro spatula quaedam lignea psalterio cum cordula appensa habetur, qua paginae volvantur, non digitis, eo quod digito foedentur et interdum frangantur, unde opus sit illas saepius repetiare". Ippolito dà Bergamo, Caerimoniae et observantiae, f. 49r-v. Il Museo Francesca– no di Roma possiede un antifonario festivo e comune, manoscritto, finito il 30 agosto 1649 da fra Raffaele da Chiusa di Pesio, con chiare tracce dell'uso di una spatola (nr. inv. 752).

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