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36 PIETRO MARANESI Il primo passo da fare riguarda la lettura attenta del contesto del capitolo X della Regola in cui è inserita l'ammonizione. Diamone innanzitutto una lettura strutturale che ne evidenzi le parti compositive e la posizione in esse occupata dall'ammonizione rivolta ai "nescientes litteras": Moneo vero et exhortor A. Ut caveant frattes ab omni (v. Sa): 1) superbia, 2) vana gloria, 3) invidia, 4) avarizia 5) cura, 6) sollecitudine huius seculi, 7) detractione, 8) murmuratione et non ettrent nescientes litteras, litteras discere (v. 8b) B. sed attendant (vv. 9-13) 1. desiderare habere Spiritum Domini et sanctam eius operationem 2. orare semper ad eum puro corde 3. habere humilitatem, patientiam in persecutione et infirmitate 4. diligere eos qui nos persequuntur et reprehendunt et arguunt L'ammonizione (v. 8b) è posta da Francesco a chiusura delle esortazioni "negative" (v. 8a) fatte a tutti i suoi frati. Ma ad una lettura attenta del versetto si nota che l'ammonizione finale rivolta a coloro che non sanno di lettere co– stituisce una specie di corpo estraneo nello sviluppo del testo: A livello stilistico l'affermazione "et non curent nescientes litteras, litteras discere" viene ad inter– rompere una serie ritnùca di otto sostantivi retti dal "caveant" iniziale e legati al– l'aggettivo "ab omni", il cui rapporto indica uno sviluppo simmetriw di 4 x 2: ab omni superbia, vana gloria, invidia, avaritia - cura et sollicitudine huius saeculi, detractione et murmuratione. La non continuità tra la nostra affermazione e il suo immediato contesto precedente è confermata anche sul piano del contenuto: dopo una lunga serie di ammonizioni esclusivamente morali riguardanti lo spirito generale della vita dei suoi frati, si inserisce quasi d'improvviso e senza continuità logica con gli otto atteggiamenti morali l'esortazione molto pratica e concreta riguardo al non preoccuparsi di studiare. Inoltre, esiste una forte discontinuità tra il ca– rattere essenzialmente negativo e peccaminoso degli otto atteggiamenti morali che i frati debbono in ogni caso evitare e il fatto di non preoccuparsi di impara– re a leggere, attività moralmente non peccaminosa. La stessa impressione di "estraneità" nello sviluppo del testo la si ottiene se si confronta lo stile e il contenuto del v. 86 con ciò che segue, cioè con i re– stanti vv. 9-13. Il "sed attendant'' che apre il v. 9 non è legato all'ultima affer– mazione, cioè "et non curent nescientes ... ", ma al "caveant" iniziale del v. 8, con il quale costituisce le due direzioni "ammonitive" Oa prima negativa, la se– conda positiva) a cui è indirizzato il "Moneo vero et exhortor" che apre la se-

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