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SAN FRANCESCO E GLI STUDI 65 tum Domini et sanctam eius operationem", o il sentimento della "rassegna– zione" nei confronti di un processo "intellettuale" che, sebbene contrario a quanto Dio gli aveva rivelato e dunque da lui giudicato come un'"involuzione" del suo carisma, non poteva da lui piu essere fermato e invertito, l'esortazione ai "nescientes" allora, in questo contesto sarebbe l'ultimo e disperato tentativo di evitare almeno ad un gruppo della sua fraternità un tale tradimento. Rispetto o rassegnazione, fiducia o amarezza, apertura di Francesco verso una novità non prevista ma che gli veniva da Dio, o delusione nei confronti di un abbandono da parte dei frati di un elemento tanto importante della sua espe– rienza personale? Sebbene mi sembri che la scelta migliore sia chiudere queste mie pagine dedicate alla comprensione dell'ammonizione rivolta ai "nesdentes litteras" con queste domande lasciate aperte, per un sentimento piu profondo, direi istintivo, nei confronti dello spirito di Francesco, mi resta difficile pensare che la sua vita si sia chiusa con sentimenti di delusione riguardo a quanto gli uomini stavano facendo con il suo Ordine, imprimendo ad esso una svolta in– tellettuale che si allontanava dalla via di semplicità. Egli non aveva creato o in– ventato quell'esperienza di vita iniziata con pochi fratelli e cresciuta al di là di ogni sua previsione; Dio l'aveva condotto su tragitti per lui impensabili, facen– dolo incontrare con i lebbrosi, donandogli una grande fede nella Chiesa, affi– dandogli dei fratelli, mostrandogli uno stile di vita. A questa certezza della pre– senza di Dio Francesco si sarà appellato nel guardare a quanto stava avvenendo alla fine della sua vita all'interno della sua fraternità, si sarà, cioè, ricollocato nella sicurezza che Dio stava ancora guidando quegli sviluppi per lui impensati. E il frate "piccolino" di Assisi si sarà di nuovo consegnato a Dio attraverso uno spirito di "rispetto" e dunque di "accettazione" di quanto si stava compiendo nella sua fraternità.

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