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64 PIETRO MARANESI dare una risposta alla domanda non ha condotto a delle soluzioni sicure e defi– nitive. L'esame del testo - esso stesso un indizio delle intenzioni del Santo ri– guardo agli studi - svolto anche con l'aiuto di altri, pochi e brevi passaggi di Francesco e appoggiato su alcuni brani biografici che, sebbene problematici, costituiscono delle utili e ricche fonti storiche, ha condotto soltanto a delle ipotesi di risposta che tentiamo qui di riassumere. Tutt'altro che certa e sicura è la conversione intellettuale di Francesco alla fine della sua vita. L'esortazione ai "nescientes litteras" sembra essere in linea con quanto il Santo ribadisce nostalgicamente alla fine della sua esistenza ricor– dando nel suo Testamento la condizione di "idiotae et subditi" dei primi tempi; il passaggio della 'Regola manifesta una scelta di una vita semplice e minore che non ha negli studi e nell'attività intellettuale il suo centro caratteristico e pecu– liare. A questa primaria e generale conclusione, si è dovuto affiancare un ampio e ripetuto discorso sulle scelte diverse e forse divergenti che stava attuando l'Ordine negli ultimi anni di vita del Sar,to. Sotto l'ammonizione del X capitolo della 'Regola sembrerebbe possibile ipotizzare la presenza dell'ampio dibattito sorto in seno all'Ordine già verso la fine della vita del Santo riguardo alla fun– zione e alla presenza degli studi nella vita dei frati minor~ un dibattito i cui ter– mini sono difficili da precisare con certezza. Sebbene Francesco non rinneghi la sua vocazione alla semplicità e dunque ribadendola con la sua ammonizione, non sceglie tuttavia la ferma e totale condanna di ogni possibile svolta "intel– lettuale" dell'Ordine. Mentre avrebbe potuto usare un comando con la sua tipi– ca formula di "firmiter praecipio" impiegata per vietare di ricevere denaro (IV 1), o per comandare l'obbedienza ai superiori (X 3) o per vietare il consorzio con donne o l'entrata nei monasteri (XI 1), Francesco impiega l'ammonizione "moneo..., non curent". Piu che imporre la sua scelta preferenziale per la vita semplice, egli la ricorda e la raccomanda ai suoi frati, rispettando però un'evo– luzione di scelte pastorali e intellettuali, diverse dalla sua "intenzione", che l'Ordine stava facendo e che la Chiesa anche favoriva. L'impressione di un at– teggiamento di "rispetto" - o forse di "rassegnazione" - nei confronti di tale evoluzione è confermata anche dal fatto che la sua ammonizione non sia rivolta a tutti i frati, riproponendo loro ad esempio uno stile "semplice" nello studiare, ma soltanto ad un gruppo, ai "nescientes". Soprattutto questo elemento lascia incerti e indecisi nel determinare se in Francesco dominasse il sentimento di "rispetto" nei confronti di scelte che stwa facendo il suo Ordine, non in linea con le sue intenzioni iniziali, ma tuttavia da lui giudicate un"'evoluzione" della sua fraternità a cui, però, ricordava in ogni caso l'essenzialità di "habere spiri-

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