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52 PIETRO MARANESI Al secondo tentativo del novizio (n. 104), Francesco gli propone una va– riante sul tema per negargli il permesso: Postquam habueris psalterium, concupisces et voles habere breviarium; postquam habueris breviarium, sedebis in cathedra, tamquam magnus prelatus di– cens fratri tuo: Apporta michi breviarium 53 • Ad esso aggiunge anche una confidenza: "Ego similiter temptatus fuit habere libros" che superò mediante la lettura del testo biblico: "Vobis datum est nosse mysterium regni Dei". La conclusione è molto forte: "Et ait: Tot sunt qui libenter ascendunt ad scientiam, quod beatus erit qui fecerit se sterilem amore Domini Dei". Nell'ultimo assalto del novizio (n. 105), Francesco sembra essere stanco delle richieste e cede all'insistenza: 'CVade et facias inde sicut dixerit cibi minister tuus", ma poi si pente amaramente: Mea culpa, frater, mea culpa, quoniam quicumque vult esse frater minor, non debet habere nisi tunicas sìcut Regula ,ibi concedit. Tutta la serie di testi dedicati al problema dei libri e della scienza sembra concludersi con una massima fondamentale: Tantum scit homo de sdentia, quantum operetur; et tantum est religiosus bo– nus orator, quam ipse operetur. Oltre ad essere pericopi quasi del tutto assenti nella Vita secunda del Cela– no, cronologicamente gli episodi qui narrati, in particolare quello del novizio, sono da collocarsi alla fine della vita, quando Francesco non era piu generale. Riguardo al racconto sulla richiesta del novizio di avere un breviario, è difficile stabilire la sua storicità. Infatti, oltre essere una possibilità concessa dalla Regola, è difficile pensare tanta fermezza da parte di Francesco nel negare al novizio un breviario, quando egli stesso ne possedeva uno al quale aveva anche fatto ag– giungere un evangeliario. Sebbene mai affermato nelle diverse biografie su Francesco, sembrerebbe accettata dalla critica storica la veridicità della notula autografa apposta da frate Leone all'inizio del breviario da lui lasciato in eredità al protomonastero delle Clarisse di San Damiano ad Assisi, nella quale egli esortava le suore a conservare quel volume "in memoria et devotione sancti bus intendentem, post mortem in visione appatens, prohibuit, viamque simplicitatis incedere iussit". Il testo è riportato anche dalla Secunda vita di Tommaso.al n. 195, facendo di questo brano la conclusione del tema trattato ai numeri 189-195 "de sancta simplicitate". 53 Compi!atio, 104, 2.

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