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SAN FRANCESCO E GLI STUDI 43 L'altra qualifica di "subditus" ha il suo corrispettivo in un'espressione "in– ventata" da Francesco per sintetizzare la sua visione della vita, cioè "minor": in senso molto ampio i due termini indicano sia la scelta di una posizione sociale di non comando e di non potere, come appunto esorta esplicitamente France– sco i suoi frati che servono nelle case dei signori, a che siano "minores et subditi omnibus" 2 3, sia l'atteggiamento di letizia nel Signore nell'accogliere l'in– giustizia e il rifiuto per amor di Dio senza turbarsi, come Francesco stesso descrive nella parabola della Peifetta !etizjd2 4 • L'accenno fugace ma preciso del Testamento ai due elementi centrali dell'e– sperienza fatta con i primi compagni ("idiotae et subditi" e dunque indiretta– mente il richiamo agli altri due correlati: "simplices et minores") nasconde la nostalgia da parte di Francesco di un tempo che non c'era piu, una memoria di uno stile di vita ricordata ai suoi frati forse proprio per ribadire quanto rischiava di essere dimenticato e messo in ombra nelle scelte che l'Ordine andava facen– do anche o, forse, soprattutto nel campo degli studi. Riguardo in particolare agli studi credo fortemente indicativo la sottoli– neatura di valore del lavoro manuale che si ha nel brano sopra riportato del Testamento, indizio ennesimo di quali fossero i centri spirituali del Francesco vicino alla morte. Non può infatti non colpire l'esortazione rivolta dal Santo a chi non conosce un mestiere di impararlo, invito specularmente opposto a un ideale di vita che nel Testamento vuole ricordare ai suoi frati: ''Wollte der sterbenskranke Ordensvater in seinem spirituellen Testament den nicht-klerikalen und ungelehrten Grund– charakter seiner friihen Bruderschaft noch einmal bewul3t hervorheben? Man wird diese Vermutung zwar aus dem Kontext nicht strikte nachweisen konnen, doch erscheint sie uns im Lichte biographischer Zeugnisse als sehr wahrscheinlich. 1.\tiit der Vorstellung des freiwil– ligen Verzichts auf menschliches Wissen und das daraus bei den Menschen resultierende Ansehen ist eng verkniipft das evangelische Ideal der Einfalt, das zweifellos zu den geistli– chen Grundanliegen des Heiligen zahlte" (303-304). 2 3 RnB, VII 2. 24 La convergenza tra le due serie di termini "idiota/simplex" e "subditus/minor" oltre che nella parabola sulla Perfetta letizja emerge in un altro testo, che, nel genere letterario e nel contenuto, può essere considerato una ripetizione della famosa parabola. L'episodio vede all'opera Francesco che, volendo illustrare ad un suo socio, quando egli veramente sarebbe diventato frate minore, avanza l'ipotesi, che, dopo aver predicato ai frati riuniti in capitolo, venisse rifiutato da loro: "nolumus te regnare super nos non enim es eloquens sicut decet et es nimis simplex et idiotd', cacciandolo in modo ignomignoso. La conclusione a cui giunge Francesco ricorda quella della Perfetta letizia: "Dico tibi nisi eodem vultu, eadem mentis laetitia, eodem sanctitatis proposito haec verba audiero frater minor nequaquam sum". Il racconto è presente quasi alla lettera in diversi testi biografici: la Compi!atio assisiensis, 109; Tommaso da Celano, Vita II, 145; Bonaventura, Legenda maior, VI 5, Specu!umperfectionis, 64.

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