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42 PIETRO MARANESI Nel descrivere e sintetizzare lo stile di vita del primo gruppo di frati, sono utilizzati due termini che racchiudono due complementari e paralleli elementi della vocazione a cui fu chiamato Francesco e che egli realizzò con i suoi primi compagni: "idiotae et subditi omnibus" 20 • Le due parole, nell'utilizzo che si ri– scontra nei testi sia di Francesco che dei suoi biografi, sono affiancati spesso da due termini correlativi. La qualifica "idiota" è quasi sempre accompagnata dall'altro aggettivo "simplex". Caso caratteristico, a tal proposito, è il racconto della Peifetta letizia, dove il rifiuto del portinaio di ricevere Francesco è motivato dal fatto che egli era "unus simplex et idiota". I due termini, usati anche da Francesco per descri– vere se stesso 2 1, indicano per lo piu uno stato di non preparazione culturale e intellettuale 22 • 20 Nell'utilizzo del Testamento per rintracciare le intenzioni dell'ultimo Francesco ci si viene ad imbattere nel problema della forma letteraria del testo stesso, cioè se esso debba essere giudicato come pensa K. Esser, uno "scritto d'occasione" (cf. Das Testament des heiligen Franziskus von Assisi, Miinster in W. 1949); recentemente F. Accrocca 1-iprende la questione per criticare l'ipotesi dello studioso tedesco, facendo osservare la presenza di probabili strati redazionali nel testo, tracce che permettono di concludere che il testo non possa essere con– siderato d'occasione, al contrario "esso dimostrerebbe il tormento interiore di Francesco nel redigere un testo nel quale lasciava ai frati le sue ultime volontà e al quale egli stesso attribui– va un valore tutto particolare. Verrebbe cosi definitivamente a cadere, per il Testamento, la qualifica di" scritto d'occasione " sostenuta da K. Esser, dietro la cui lettura premono echi di polemiche antiche: si tratta invece di uno scritto pensato e ripensato, corretto e integrato" (Francesco e le sue immagini. Momenti della evoluzione della coscienza storica deifrati Minori [secoli XIII– XVI}, Padova 1997, 27-28). Il carattere di "testo pensato" da Francesco non può essere dunque negato; tuttavia non si deve ritenere, come fa notare L. Lehmann nella sua recensio– ne al volume di Accrocca, che il termine impiegato da Esser "Gelegenheitsschrift" significhi per lo studioso tedesco, come sembrerebbe abbia inteso Accrocca, "zufàllig", cioè "testo casuale" (L. Lehmann, in Wiss. 11. Weis. 61 [1998] 173). 21 Sono le qualifiche che ritornano ad esempio nel famoso racconto fatto da France– sco, e parallelo nei contenuti a quello della Pe,fetta letizia, nel quale egli ipotizza di essere ri– fiutato dai suoi frati dopo aver parlato nel capitolo perché "idiota e simplex" (Compilatio, 109, 5, e soprattutto in Specu!um Peifertionis, 64, 3), binomio riconosciuto da G. Miccoli come sicuro logion di Francesco (cf. Francesco d'Assisi. Realtà ememoria di un'esperienza cristiana [Einau– di Paperbacks, 217], Torino 1991, 243-4). 22 Fondamentale è lo studio dedicato alla preparazione culturale di Francesco da O. Schmucki, ''Ignorans sum et idiota''. Das Ausmajl der schulischen Bild1111g des hl Franziskus von Assi– si, in Studia historico-eccfesiastica. Festgabe ftir Prof Luchesius G. Spèitling O.F.M., Rom 1977, 283- 310, dove l'A., dopo aver constatato una preparazione culturale relativamente buona del Santo in rapporto alla media, che lo collocava tra gli illetterati e i letterati, conclude che l'autoqualifica di "idiota" nasconde oltre una determinazione culturale, anche e soprattutto

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