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40 PIETRO MARANESI L'ultimo in ordine di tempo che affronta e "risolve" il problema della relazione tra Francesco e gli studi è il lavoro di Lorenzo Di Ponzo sopra ricordato, dove, affrontando nella terza parte dello studio il tema di "S. Francesco, lo studio e l'Apostolato intellettuale" 1 1, l'autore giunge a proporre una radicale cesura sto– rica tra il 1223 e il 1224, periodo nel quale Francesco ribalta la sua "decisa riaf– fermazione dell'ideale rivelato" di una vita semplice contro ogni proposta, che gli veniva da alcuni frati sapienti, di uno sviluppo "intellettuale" dell'Ordine 12 , per "convertirsi" 13 alla scuola di teologia e dunque ad una "svolta intellettuale" nell'Ordine. Il testo base per verificare questo asserto è trov.ato dall'autore nel biglietto obbedienziale spedito da Francesco alla fine del 1223 o agli inizi 1224 (in ogni caso dopo l'approvazione papale della Regola, avvenuta il 29 novembre 1223), all"'episcopo suo", Antonio, permettendogli di insegnare teologia ai suoi confratelli. Per Di Ponzo il biglietto inviato ad Antonio, oltre a realizzare "il 'miracoloso' incontro della santità con la scienza ossia l'Ì1nprevista ma ora intravista conciliabilità e conciliazione dell'ideale con le esigenze pratiche della vita" 14 , fis– sa "la data e il fatto della prima svolta intellettuale dell'Ordine con il consenso e approvazione di S. Francesco" 1 5. Un po' troppo semplice e non convincente la soluzione trovata dal Di Ponzo. Non soltanto perché si basa su di un testo tanto problematico nella sua attribuzione a s. Francesco 16 e ambivalente per le differenti e contrastanti inter- preparazione anche culturale (cf. Origini e valori autentici dell'Ordine dei frati Minori, Milano 1972, 240-241), mentre per R. Manselli tale adeguamento evolutivo è stato vissuto dal Santo di Assisi non come scelta, ma come "rassegnata condiscendenza" (cf. San Francesco d'Assisi, Roma 1980, 283-288). 11 L. Di Fonzo, Apostolato intellettuale, componente essenziale del carismafrancescano-conventuale, in MF94 (1994) 568-588. 12 Cf. ivi, 576-584, dove tra l'altro l'A. spiega l'avversità di Francesco agli studi soste– nendo che "digiuno di cultura letteraria e di una vera conoscenza teologica [...] non valutò abbastanza il problema degli studi, la funzione imprescindibile dello studio per la formazio– ne [...]. Diversamente si sarebbe comportato se, come S. Domenico, anch'egli avesse potuto affrontare e valutare il problema da studioso e maestro di teologia" (582). 1 3 Cf. ivi, 586. 14 Ivi. 15 Ivi, 587, tanto da far esclamare all'autore: "ormai« alea iacta erat »". Lo stesso valore di svolta viene dato da F. Ossanna, Il senso della teologia nell'Ordinefrancescano: fa lettera di I'rance– sco adAntonio, inMF94 (1994) 505-515. 16 Contro l'autenticità cf. O. Bonmann, De authenticitate Epistolae s. Francisci ad s. Anto– nium Patavinum, in AFH 45 (1952) 474-492, rifiuto ribadito decisamente, soltanto però come semplice affermazione senza fornirne argomenti, anche da N. Scivoletto, Problemi di lingua e di stile degli scritti latini di san Francesco, in Francesco d'Assisi e Francescanesimo dal 1216 al 1226.

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