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IL MALATO NELLA VISIONE DI S. FRANCESCO 53 incontrava e venerava. Come egli aveva compreso la sua vocazione evangelica attraverso i lebbrosi el'aveva maturata nei lazzaretti di Assisi e di Gubbio e trovava e cercava spesso ospitalita negli umili lazzaretti come quelli di Trevi, di Sanse– polcro, cos1 offriva anche ai suoi seguaci questa stessa esperienza come noviziato, verifica, banco di prova della stessa loro vocazione. Questa predilezione del servizio dei poveri e infermi traspare anche dai suoi scritti e dalle sue ammonizioni. Infatti nella Regola non bol/ata consacra un capito– lo intero ai "fratelli infermi" 15 dove si uniscono i due aspetti dell'infermita: quello attivo del servizio e quello passivo del modo di vivere l'infermita. Il servizio esige che nessun ammalato venga abbandonato. Anzi uno o, se necessario, piu fratelli, devono essere impegnati a servirlo come vorrebbero essere serviti essi stessi. E solo nell'impossibilita di aiutarlo era permesso di affidare il malato a benefattori estranei. Il malato, invece, viene esortato a rendere grazie di tuteo al Creatore, tranquillizzandosi nella volonta di Dio, sapendo che tutto e ordinato alla vita eterna, poiché la sofferenza e la malattia rivelano l'amore di Dio. Ritorna qui il senso profondo della comunione con Cristo crocifisso, che opera e si riflette nel malato. Nella Regola bol/ata, dopo aver sottolineato l'ideale dell'amore materno del frate, Francesco raccoglieva l'indicazione che "se qualcuno di esdsi cadra mala– to, gli altri frati lo devono servire cos1 come vorrebbero essere serviti essi stessi" 16 . Un amore che doveva essere disinteressato e puro, come spiegava nell'Ammo– nizione XXIV: Beato il servo che tanto e disposto ad amare il suo fratello quando questo e infermo, e percio non puo ricambiargli il servizio, quanto !'ama quando e sano e puo ricam– biarglielo17. 11 facto di stare con persone povere e sofferenti deve essere un motivo di gioia: "Debbono rallegrarsi - dice nella Regola non bol/ata - quando si trovano tra per– sone vili e disprezzate, tra poveri e deboli e infermi e lebbrosi e mendicanti lungo la via" 18 . Questa gioia si trasforma in un cantico: Laudato si, mi Signore... per quelli che sostengo infirmitate e tribolazione. 15 Rnb 10: Fft 34-35, p. 72. 16 Rb 6: Fft 92, p. 94. 17 24Am: Fft 174, p. 117. 18 Rnb 9, 2: Fft 30, p. 70.

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