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54 PIETRO MARANESI che ad una tensione sempre piu forte all'interno della sua Fraternità verso un'a– pertura "intellettuale" risponde riaffermando la sua scelta della semplicità e mi– norità. È difficile distillare dai racconti il "Francesco della storia" per liberarlo dal "Francesco dei compagni" 58 • Gli obbiettivi e le esigenze spirituali dei vari biografi o compilatori hanno sicuramente influito sul Francesco da loro pre– sentato e ricordato. L'ufficialità e solennità della Vita prima non poteva occu– parsi e porre in risalto la questione, qualora ci fosse stata, di un Francesco con– trario agli studi e in "lotta" con il tentativo di svolta da parte del gruppo intel– lettuale. Altrettanto vale per le due raccolte di memorie quali l'Anof!JmUS e la Le– genda trium sociorum, ambedue mosse da una linea irenica atta a rappacificare l'Ordine e incoraggiarne l'unità. La memoria storica dei primi compagni e in particolare di frate Leone, presente nella Compilatio assisiensis, e di conseguenza lo Specuium pe,fictionis, ha invece messo in forte evidenza quei fatti e sentimenti– intenzioni di Francesco che condannavano uno studio giudicato causa in quel momento di smarrimento per l'Ordine di valori fondamentali dell'esperienza iniziale da loro fatta con Francesco 59 • Parte di questo materiale riguardante gli 58 Non si può non essere d'accordo con G. Miccoli quando esprime le sue forti per– plessità sulla convinzione di R. Manselli che i testi con il suggello "nos qui cum eo fuimus" costituiscano "una testimonianza precisa e decisiva ai fini della comprensione stoi:ica del Santo" (R. Manselli, Nos q11i Cf/111 eo fuim11S, 181). Secondo Miccoli, infatti "non esistono testi privilegiati, né testimoni autorizzati o piu autorevoli di altri" (Frances.o d'Arsisi, 231), ma oc– corre sempre attuare "un'analisi caso per caso, episcdio pe.c episodio, una composizione pa– ziente di ogni singolo pezzo per individuarne le diverse stratificazioni e cercare di valutarne cosi, nella sua varietà di apporti e di riferimenti, la consistenza" (232). Di qui l'importanza e la difficoltà, secondo Miccoli, di un attento e accurato metodo di critica storica che parta "dall'agiografia" e vada "alla storia" (titolo dato al capitolo VI del suo volume, 190-263), che valuti cioè "il condizionamento che la realtà presente esercita nel disp<;>tte e orientare in un certo modo la memoria di comportamenti e parole di Francesco" (237). Purtroppo l'autore, nei diversi casi presi in esame per verificare tale approccio, non prende in considerazioni i testi riguardanti gli studi e il problema dei libri. 59 Per Dalarun la caratteristica peculiare del testo è la vicinanza del "dramma di Fran– cesco" per la "sua incapacità a gestire realmente, quotidianamente, l'istituzionalizzazione" della sua fraternità (La Mafavvent11ra di Francesco di Assisi, 149), mentre "dal punto di vista della storicità - nota lo studioso francese - lascerei perdere le polemiche di Leone contro i frati letterari, che mi sembrano appartene.ce piuttosto al presente della stesura" (ivz). a mio avviso, però, non è cosi facile attribuire la problematica legata agli studi soltanto a Leone che proietta sulla figura di Francesco da lui tracciata suoi risentimenti e avversioni riguardo a quanto stava avvenendo al suo tempo, negli anni 1240-50, nell'Ordine. Lo stesso Dalarun sembra infatti dubitare e riequilibrare tale conclusione quando nota subito dopo: "anche se è vero che Francesco nelle Admo11itio11es condanna già i frati troppo orgogliosi dello loro scien-
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