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334 MARIO SCADUTO tera fascicolo contenente le denunzie del p. Settimio da Jesi e i verbali degli interrogatori dei testi 22 • Anche questa seconda denunzia doveva concludersi con un non luogo a procedere. Per un semplice motivo: mentre gli atti si conservarono, gli scritti dell'incriminato sparirono misteriosa– mente dalla cancelleria del S. Ufficio. Il fatto fu accertato solo quattr'anni dopo, nel 1680, allorché, tardando una risposta da Roma, lo stesso interessato, a fine di sollecitarla, si recava nell'Urbe munito di una lettera di presentazione del card. Facchinetti, arciv. di Spoleto, per l'assessore del S. Ufficio, mons. Piazza 23 • Furono fatte ripetute indagini, si chiesero informazioni al S. Ufficio di Ancona, che confermò, tramite l'inquisitore del tempo, fra Paolo Girolamo Giacconi, l'invio degli atti e scritti del frate anconitano in data 29 ott. 1676 24 • Mancando il corpo dell'eventuale reato, lo stesso assessore incaricava il procuratore generale dell'Ordine, p. Giovanni B. da Sabbio, di dar disposizioni al provinciale della Marca, p. Antonio Francesco da Jesi, perché fosse ridotto al silenzio l'affare della compagnia della Notte Oscura e si lasciasse in pace anche il Candelari. Questi, intanto, fosse misura prudenziale dei superiori per spegnere più facilmente il fuoco o altro motivo, fu trattenuto in Roma sei anni circa. Rientrava in provincia per predicare la quaresima del 1577 a Castel Ferretto e quella dell'anno successivo a S. Maria Nova presso Jesi. Risiedeva allora a Monte Alboddo, ma negli ultimi mesi del 1688 si trasferì ad Ancona per assistere la madre vecchia e malata. Improvvisamente veniva citato a compa– rire dinanzi al tribunale dell'Inquisizione 25 • 2. - Proposizioni incriminate e loro qualifica Questa volta i guai gli vennero da Siena. Indizi concreti per procedere nei suoi riguardi emersero nel corso di quello stesso anno durante il processo intentato contro fra Antonio Mattei reo confesso « de crimine dogmatizationis formalis haeresis quietista– rum et post publicam abiurationem carceri perpetuo in eodem S. Officio condemnatum » 26 • Durante l'interrogatorio, incominciato ai primi di ottobre del 1687, l'incriminato ammise di esser stato legato da antica amicizia col cappuccino marchigiano, il quale, come si è già accennato, circa il 1670 al ritorno dai bagni cascianesi si era 22 Ibid., f.186, 196. 23 V. la lettera di presentazione del card. Facchinetti (Spoleto 19.11.1680) nel f.184 (orig.). 24 V. testo della Iett. del Giacconi (Ancona 12.12.1680) ibid., f.185 (orig.). 2s Ibid., f.83. 20 Ibid., f.60v.

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