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ANTONIO FRANCESCO DA ANCONA E IL QUIETISMO 333 l'aveva fatto s. Bonaventura nel prologo alla Mystica theologia. Sul secondo rispose con ortodosso distinguo: volontà di Dio è che si facciano le opere buone, si evitino le cattive, si indirizzino a lui le indifferenti 19 • Solimani non volle. saperne di pm, concludendo con un sinto– matico: « Questa è una vera persecutione che vi si fa ». Tuttavia richiese i suoi scritti, che il religioso esibì, accompagnandoli con una missiva del 10 ott. 1676, in cui protestava la propria sotto– missione e prontezza a correggere quanto in essi fosse stato notato di erroneo: « Io son comparso da V.P. a presentare alcuni miei scritti spirituali ad effetto che siano revisti dal S. Officio e contenendo errori siano corretti, pronto a stare alla correttione che sarà fatta de medemi; e dico a V.P. che mi muovo a far ciò per mia giustificazione, stante che alcuni padri e frati della mia religione hanno detto e pubblicato non solo nella mia provincia della Marca, ma ancora fuori, si come tuttavia pubblicano, che io sii auttore della Compagnia della Notte Oscura che insegna alcune cose etiam contra fidem et bonos mores e che io habbia manuscritti parimente continenti simili cose e che io li habbia communicati a diversi e varii frati della mia religione, e ancora ad altre persone secolari, sì huomini come donne, e perché io non intendo se non quello che è conforme alla santa madre Chiesa et alla dottrina de' santi padri, però son comparso da V.P. a pre– sentare questi miei scritti» 20 • Si trattava di una cinquantina di quaderni non autografi, ma in copie ad opera di vari, che li detenevano : d. Francesco Sanganelli, insegnante in S. Angelo in Vado, d. Giuseppe Santini della diocesi di Ancona, d. Tommaso Rossi di Monte Alboddo, poi passato alla Congregazione dell'Oratorio in Jesi; il p. Carlo Antonio da Cingoli cappuccino. Tra tanti scritti figuravano due libri: la Regola di perfezione del celebre p. Benedetto da Canfìeld cappuccino, nella versione latina e in quella italiana curata dal p. fr. Modesto Ro– mano e pubblicata a Viterbo nel 1667. Le vicende cui doveva andare incontro il Calendari finirono per compromettere anche la fama postuma del mistico inglese. Ma non subito. Stando alla narrazione del cappuccino di Ancona, il Solimani, dopo aver sottoposto ad attento esame i suoi scritti, non vi trovò nulla di riprovevole circa la fede e i costumi 21 • Tuttavia stimò op– portuno inoltrarli al S. Ufficio in Roma, come fece in data 29 ott. 1676. Con l'occasione, oltre alle censure fatte dal p. Leonardo Maz– ziotti, consultore del S. Ufficio di Ancona, trasmetteva pure l'in- 19 lbid., f.81v. 20 lbid., f.218r. 21 Ibid., f.81v.

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