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328 MARIO SCADUTO errori, che poi abortiscono anche in aperte eresie e abominevoli lai– dezze, con discapito irreparabile di quelle anime che per solo zelo di ben servire a Dio si mettono in mano di simile direttori, come purtroppo è noto di essere seguito in qualche luogo... » 2 • Che le autorità diocesane, chiamate a vigilare, non stessero inerti, risulta anche da nuove prove: si tratta di episodi inediti o imperfettamente conosciuti, che richiameremo in queste pagine, semplici note e risultato quasi occasionale di altre investigazioni da noi fatte nella biblioteca del Trinity College di Dublino, sulla scorta del catalogo a stampa dei manoscritti redatto a principio di questo secolo dall'Abbott 3 • La nostra attenzione è stata richiamata da un gruppo di volumi manoscritti di provenienza romana, divisi in tre serie, delle quali la seconda di 19 e la terza di 35 volumi riguardano processi per deviazioni dottrinali o morali dei sec. XVI-XVIII. Di partico– lare interesse, tra questi, il volume 8° della ser. III, contenente documenti e risultanze processuali intorno al quietismo tra Siena e Ancona 4 • Gli episodi evocati si rifanno al periodo cruciale e di maggior risonanza del movimento in questione (1688-90); ma le loro implicazioni nel passato abbracciano più di tre decenni: essi aiutano a seguire il processo evolutivo del quietismo, a rendersi ragione degli ambienti in cui ebbe maggior presa. Tra gli attori principali la figura più risentita rimane quella del p. Antonio Francesco Candelari, religioso cappuccino della provincia d'Ancona 5 • 1. - Le denunzie di 1672-74 Era nato in Ancona nel 1639-40 da Premiano Candellara e Maddalena de Lupis, oriunda di Ragusa in Dalmazia. Dopo aver stu– diato lettere alla scuola degli scolopi e sotto la guida del p. Alessio d'Ancona, più tardi generale, veniva ammesso, quindicenne, nel 2 V. testo della circolare in DuooN, 273s. 3 B.K. ABBOTT, Catalogue of the Manuscripts in the Library of Trinity College Dublin, Dublin-London 1900, p.263 n.1250. • Ser. III, voi. 8, f.303. Interessa pure la storia del quietismo nelle Marche il voi. 9 (ABBOTT, p.264 n.1251) che contiene, tra l'altro, un processo inquisitoriale contro suor Giacinta Bassi e alcune monache del Corpus Domini di Macerata. Il fascicolo che le riguarda (An– conetana seu Maceraten.) racchiude 1) una relazione sommaria (f.4-39); 2) i verbali dei vari interrogatori (f.50-102). Il processo ebbe inizio con la denunzia sporta dal p. Michelangelo da Ragusa, cappuccino (26.4.1696), quaresimalista, quell'anno, in Macerata, il quale rac– colse sulla moralità delle religiose elementi che giudicò « residuo di molinismo e quietismo » (f.50). 6 Le seguenti notizie biografiche derivano dallo stesso inquisito, che le fornì agli in– quisitori nei primi interrogatori iniziati il 3 gennaio 1689 (f.79v-83v). Le note che seguono vogliono solo richiamare l'attenzione su un plico documentario di notevole interesse per la storia della spiritualità e in particolare della corrente mistica, dirottata da implicazioni quietistiche, nell'Italia centrale dell'ultimo Seicento.

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