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336 MARIO SCADUTO Angeli di Siena, detto il Santuccia, in particolare la madre Egidia Beringucci. Le lettere di questi « pretesi quietisti », comprese quelle del p. Antonio Francesco d'Ancona, vennero inviate a Roma dall'in– quisitore Gottalli il 29 sett. 1688 e date in esame al p. Giovanni Damasceno Bragaldi, O.F.M.Conv., qualificatore del S. Uffi.cio 31 • Non tutte furono trovate degne di nota infamante: « Nihil con– tinent - notò il Bragaldi a proposito delle lettere del Perini - qui– bus defunctus infamia possit gravari » 32 • Per il Candelari le cose si misero subito male dal momento in cui una fitta serie di propo– sizioni erronee, temerarie, finanche eretiche furono estratte di peso da lettere circolanti sotto il suo nome. Le trascriviamo, ciascuna seguita dalla rispettiva qualifica 33 • 1. Exi, amico mio, de terra et morte ad radium et lucem illius, ad divinarum tenebrarum cognitionem arctius te extende, non apprendendo più non solo le creature et ogni qualunque operatione, ma né meno se medesima mentre è un niente. Ambigua et periculosa. 2. Essendo la divina volontà eterna (per detta volontà s'intende l'essenza) et non cadendo sotto la capacità dell'intelletto e dei sensi, dev'essere rimirata dall'anima con un semplicissimo, purgatissimo et affettuosissimo sguardo alquanto continuato in fede, onde questa gran verità rimanga impressa nell'anima, quale non deve affaticarsi in fare la volontà di Dio coll'applicazione e discorso diffuso e laborioso dell'in– telletto, ma goderla in fede sempre perfettamente adempita e piena con l'affetto della volontà. Temeraria, scandalosa e periculosa in prassi. 3. L'anima già inoltrata nel vastissimo oceano della fede non deve far alcun conto del lido puerile e pericoloso di consolazione sensibile, ricercandosi in queste fedelifere navigazioni l'unità di volontà e non l'in– tendimento di senso anche spirituale, mentre la purità dello spirito l'inalza pienamente e magnificamente al suo Dio con puro atto di ricordatione e di fede e non con la meditazione discorsiva dell'intelletto, quantunque questa nel principio fosse necessaria. Periculosa. 4. Quando noi con li lumi siamo venuti in cognitione di simile ve– rità (cioè dell'essenza divina) fa di mestiere che li lasciamo, altrimenti sempre travagliaremo con li mezzi e mai ci quetaremo nel nostro fine, ch'è l'essere dell'anima annichilato nell'essere di Dio, ritrovandosi in lui come l'onda del mare, quale altra sostanza non ha che quella del mare, e altro essere e moto in sé non contiene che quello del medesimo mare. E se questo è vero, come di fede è verissimo, perché quieti non siamo in viva fede nel moto divino dell'eterno mare non solo in noi ma in tutto il creato? Periculosa, temeraria, sapiens haeresim et erronea respective. 3 1 V. testo delle lettere in questione f.227-302. 32 Jbid., f.240v. 33 Il numero progressivo delle proposizioni qualificate è nostro. V. testo f.l6v-20r; altra copia f.118-121v.

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