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122 METODIO DA NEMBRO « rogo, ac etiam in Domino praecipio, ut noveritis eos, qui laborant inter vos, eosdem scilicet praeclarissimae societatis Jesu missiona– rios, ut habeatis illos abundantius in charitate propter opus illo– rum: pacem habete cum eis (1 Thess. 5, 12-13). Et sic fiet ut charitate fraternitatis invicem diligentes, honore invicem praevenientes (Rom. 12, 10), tantum digne evangelio Christi conversemini ». Il generale suggerisce che, se necessario, ricorrano a Propaganda Fide la quale, « ea qua pollet eximia sapientia statuet, sicut magis in Christo pro sanctae fidei incremento, guae missionariorum decore ac temporum opportunitate iudicaverit expedire ». La lettera, intessuta su brani della sacra Scrittura forse per dare ad essa più peso, in definitiva mira a stabilire il fondamentale principio che il missionario, se vuol essere efficace portatore del Vangelo, deve comportarsi secondo i dettami di esso: « digne evan– gelio Christi conversetur », e quindi con quell'impegno totale di te– stimonianza a Cristo che ne fa essere autentici discepoli. Ciò emerge pure dalla successiva lettera Quod audivimus, del febbraio 1739, con la quale p. Bonaventura dava notizia all'Ordine del martirio subìto da p. Bartolomeo da S. Michele, missionario tra gli indios del Ve– nezuela183. Additando la carità, lo zelo apostolico e l'invitta fortezza del missionario il generale ricorda lo scopo sublime dell'attività mis– sionaria ( « captivas sub iugo infidelitatis animas, tam verbo aposto– licae veritatis, quam illibatae vitae exemplo, in libertatem et adoptio– nem filiorum Dei traducere 184 ») e in pari tempo esorta i religiosi ad accrescere il proprio impegno missionario: « Non sinamus autem sterile et inane in nobis praeclarum hoc exem– plum, sed e contra iustus dum gloriae aeviternae memoriae ut palma floret, in nobis per imitationem sicut cedrus Libani multiplicetur (Ps. 91, 13). Sique sanguine nostro fidem irrigare nobis datum non sit, saltem nostro sudore et illo fervore, qui nos veros seraphici patris filios ac legitimos sui seraphici zeli haeredes constituit, illius incrementa quaeramus ». 3. - Da parte dell'Ordine non mancano altri interventi ufficiali degni di considerazione. Così, dalla insistenza con la quale il generale p. Giuseppe Maria da Terni (1740-1747) si rifà all'essenza dello spirito serafico e cioè « imitazione integra e perfetta di Cri– sto » 185 , è facile dedurre l'essenziale esigenza missionaria. Il generale p. Serafino da Ziegenhals (1754-1761) a più riprese ri– chiama e impegna l'attenzione dei ministri provinciali sulla adeguata formazione dei candidati al sacerdozio e, dopo un'inchiesta ordinata 1ss MELCHIOR A POBLADURA, Litterae circulares I, 200-205, dove sono pure le fonti relative all'attività e alla morte cruenta del missionario. 1s1 Si noti la novità dell'espressione ad indicare il fine delle missioni. 1sa Tempore enim (5 nov. 1740), in MELCHIOR A POBLADURA, Litterae circulares I, 210-215.

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