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116 METODIO DA NEMBRO dopo l'assiduo studio della lingua e dei loro costumi per capirli sem– pre meglio ( « senza di questo si è barbari tra i barbari »), la ricerca costante del loro benessere non solo spirituale ma anche materiale, la grande comprensione verso le loro « imperfezioni, mancanze di civiltà ed anche ingratitudini, tutte figlie dell'ignoranza», la decisa e solerte difesa dei primitivi contro le angherie dei colonizzatori 152 • La parte nuova del suo metodo riguarda il mondo chiuso della « ri– duzione » che egli non può sopportare e abbatte mettendo gli in– dios a contatto con la civiltà cristiana in modo che il suo insegna– mento acquisti quella concretezza che parla ai loro spiriti. Ciò, men– tre acuisce nei figli della foresta il desiderio di abbandonare la loro vita di natura e d'inserirsi attivamente nel mondo civile sorto dal cristianesimo, apre la loro intelligenza a una migliore comprensione delle verità soprannaturali; « Essi a poco a poco si formarono delle idee sublimi sulla grandezza di Dio e delle sue perfezioni, sull'eccellenza dei beni della vita futura ed anche sulle pene che attendono coloro che saranno vissuti nell'em– pietà. Con la grazia di Dio che operava nei loro cuori... la loro intel– ligenza si aprì in modo singolare alla luce della verità e in seguito provavano grande piacere nell'udirmi parlare di queste meravigliose novità che io rendevo loro accessibili con immagini e confronti alla portata dei loro spiriti » 153 • Padre Martino, conosciuto il gusto particolare dei Carirì per il canto, si avvalse largamente di esso nella catechesi; il prestigio da lui acquistato sui primitivi era grandissimo tanto da suscitar gelosia non solo tra i colonizzatori, ma tra le stesse autorità portoghesi1 54 • 13. - In gruppo a parte stanno i cronisti e gli storici delle missioni e dell'Ordine che non mancano, almeno in forma di accenno, di recare il loro contributo di pensiero: così i ponderosi annali di p. Zaccaria Boverio da Saluzzo che ritraggono dati, fatti e 10 2 Il m1ss10nario, mentre era completamente indifferente per quanto lo riguardava personalmente, insorgeva con tutta la forza del suo spirito quando si trattava di giustizia a riguardo degli indios. Disse un giorno a un certo Francisco Dias d'Avila che, tra l'altro, aveva mandato 150 cavalli a pascolare nel territorio indiano dell'Aldea di Pambu: « Signore, voi avete un corpo sì minuscolo che basta un palmo di stoffa per coprirvi e ben poco per sostentarvi, e 50.000 libbre di rendita ancora non vi bastano? Voi usurpate il poco ch'è rimasto agli indiani di tutte le terre che spettano a loro per diritto delle genti: essi vi sono nati, e voi volete che muoiano di fame per soddisfare alla vostra cupidigia. Ciò è contro tutte le leggi divine e umane» (Relation succinte et sincere, 135). 1s3 Jbid., 19. 154 Jbid., 7-16. Da quanto scrive p. Martino da Nantes, i cappuccini di Brettagna la– sciarono altre relazioni sul loro apostolato indiano nel Brasile, ma sembra che esse non siano state pubblicate. Si ha memoria di un Katecismo indico da lingua Kariri, del p. Ber– nardo da Nantes, pubblicato a Lisbona nel 1709.

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