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94 METODIO DA NEMBRO tano Amurat III e fu poi sospeso alla forca 56 , ma più ancora per-· ché con essa l'Ordine assumeva ufficialmente « la sua parte nelle Missioni tra gl'infedeli » 57 : se prima era lo slancio individuale a spingere i religiosi sulle strade dell'evangelizzazione, d'ora innanzi sarà l'Ordine in blocco a muoversi e a crearsi funzionali campi di missione in diverse parti del mondo. C'è, a proposito di quest'ultimo episodio, un in t e r e s s ante do c u m e n t o che merita di esser ricordato e cioè la lettera obbe– dienziale data dal generale dell'Ordine, p. Gerolamo da Palizzi (1587- 1593), ai missionari partenti5 8 • In poche linee p. Gerolamo rivela un preciso concetto del valore della missione, delle sue finalità, dell'im– pegno che si richiede ai missionari. Dopo aver ricondotto la tradizione missionaria dell'Ordine a s. Francesco e alla regola da lui data ai suoi figli 59 , egli tra l'altro ricorda, con fine intuito moderno, che fine proprio della missione è « aedificare corpus Christi mysticum » e cioè la Chiesa 60 ; che la fede da predicarsi è quella « quam tenet et docet Sancta Romana Ecclesia, Mater et Magistra omnium Ecclesia– rum »; che le qualità essenziali del missionario sono la maturità, la dottrina, la bontà di costumi e lo zelo; che l'attività di lui si estende non solo alle anime, ma anche ai corpi con accenno, se pur contenuto, ai diversi metodi di penetrazione anche di ordine sociale e caritativo; che il missionario francescano deve attenersi, pur nella sua azione evangelizzatrice, ai princìpi fondamentali della sua Regola e profes– sione di vita. Il generale tocca pure, indirettamente, una certa forma di cooperazione missionaria rivolgendosi a religiosi e secolari catto– lici, con i quali i missionari sarebbero venuti a contatto, perché « be– nigne vos suscipiant, charitatisque officia exhibeant, plenam a Do– mino mercedem recepturi ». Sinceramente si rimane colpiti dalla visione netta e precisa che p. Gerolamo ha del problema missionario; il breve testo tocca, si può dire, tutti i più incandescenti temi mis- · sionari di ogni tempo. 56 Egli, dopo tre giorni, sarebbe stato miracolosamente liberato. Si veda MELCHIOR A PoBLADURA, Historia generalis I, 328s, dove sono citate le varie fonti. 57 CunIBERT, I cappuccini e la controriforma, 421. 58 Bull.Cap. VII, 284. 59 Come è noto, è il capitolo XII della stessa regola che concede ai francescani libertà di poter essere missionari; il primo commento ufficiale a tale capitolo è forse quello di s. Bonaventura, assai importante: Expositio super Regulam Fratrum Minorum, in Opera omnia VIII. Quaracchi 1898, 391-437. Dalla regola questo fermento missionario è rifluito nelle diverse costituzioni francescane. Cf. VENANTIUS A LISLE-EN-RIGAULT, Monumenta ad Constitutiones, 11-14. so Si consideri la novità di tale affermazione mentre, ancora nel nostro secolo, lo Schmidlin e altri missionologi ricorrevano alla tesi precritica e generica della « salvezza degli infedeli». Cf. METODIO DA NEMBRO, Teologia e Missioni in s. Lorenzo da Brindisi, Roma-·· Padova 1960, 100s, con relativa bibliografia.

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