BCCCAP00000000000000000000832

230 MARIANO DA ALATRI li riferiscono dettagliatamente e, spesso, in modo vivacissimo circa le proprie disavventure inquisitoriali. Tra i condannati, i cui nomi ri– corrono nelle pagine del processo, figurano 63 laici, 9 donne, 7 preti e 3 monaci: in tutto 82 persone. Le pene sono molto diverse: rogo, confisca dei beni, inabilitazione a ricoprire pubblici offici, pubblica .confessione delle proprie (pretese) colpe, pellegrinaggi ed altre opere pie, ma soprattutto multe pecuniarie : in ogni pagina del processo luc– cica sinistramente l'oro dei fiorini, rimanendo cosi convalidata l'accu– sa del Villani che denunzia fra Pietro da L'Aquila come « uomo su– perbo e pecunioso » per aver egli estorto, nei due anni del suo man– dato inquisitorio, « piu di settemila fiorini d'oro » 29 • Anche il processo in specie fu immediatamente reso pubblico. Il commissario ordinò che fosse portato a conoscenza dell'inquisitore, e il 4 giugno ne notificò egli stesso il testo al guardiano di S. Croce fra Giacomo de' Cipriani, che, quantunque fosse stato vicario del– l'inquisitore, protestò di non volersene impicciare 30 • Come sembra ovvio, l'istruttoria dové essere spedita anche ad Avignone, dove si affrettarono ad accorrere inquisitore ed oratori della Signoria 31 • Non sappiamo però se la Curia - sempre nel caso che le fu trasmesso - prese in esame il ricco « quaternus ». Stando al tenore d'una bolla clementina - essa è l'ultima che si interessa di fra Pietro in quanto inquisitore -, il nunzio Pietro di Vitale spedi al papa una sua rela– zione circa l'amministrazione dell'ufficio fiorentino. In essa - sem– pre in base a quanto si può ricavare dalla predetta bolla - il nunzio lamentava che l'inquisitore avesse defraudato la Camera apostolica in due modi: col contentarsi di ricevere somme inferiori e, a volte, trascurando onninamente di esigere ciò che di diritto spettava alla Camera apostolica. Fra Pietro, insomma, era stato uno sprovveduto bonaccione, ed il nunzio doveva adoperarsi per mettere le mani su quanto il frate aveva trascurato di esigere. Nella bolla non v'è alcun accenno ad eventuali ingiustizie commesse dall'inquisitore nell'eser– cizio del suo ufficio, come pure si tace sulle sue appropriazioni ai danni della Camera apostolica 32 • 20 G. VILLANI, Cronica, libro XII, c.58 : 95s; non meno dura è la denuncia di un altro cronista: " Questo inquisitore fu uomo di guadagno e per denaro molti cittadini avea condannato per eretici quasi per nonnulla, e tanti denari avea fatto, ch'era gran fatto » ,(MARCHIONNE DI COPPO STEFANI, Cronica fiorentina, 226), ao A. PANELLA, Politica ecclesiastica cit., 309s, 31 G. VILLANI, Cronica, libro XII, c.58 : 95-97, 32 Clemente VI, Cwn sicut tua, 1347 ott. 7 : Registrum Vaticanum, voL 141, ep. 445, f.lOlr-v: « ... Cum sicut tua insinuatione nuper accepimus, dudum comperto per te quod venerabilis frater noster Petrus, episcopus Sancti Angeli, tunc inquisitor pravitatis heretice in partibus florentinis auctoritate apostolica deputatus, nonnulla de bonis terris possessio– nibus et rebus a!iis ratione criminis heresis Camere apostolice confìscatis, quedam ex hiis, -videlicet pro longe minori pretio quam valerent et aliqua nullo pretio inde percepto, te vel

RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz