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LA INQUISIZIONE A FIRENZE E PIETRO DA L'AQUILA 235 Carmignano 61 - vengono condannati per aver acquistato un libro, in cui erano descritte le virtu o qualità delle erbe. Un libro perico– loso che seguitò a dar lavoro all'inquisitore, poiché dalle mani di maestro Francesco passò in quelle di Rinaldo di Attaniano, il quale dové perciò pagare 40 fiorini 62 • E non è chiaro se, nell'emettere i suoi verdetti, l'inquisitore tenesse conto della capacità della borsa oppure del diverso livello culturale degli imputati, perché il « magister » Francesco se l'era cavata con soli dodici fiorini e mezzo 63 • Piu singolare è il caso di Salvi di Feo. Essendogli nato un figlio non vitale, lo fece subito battezzare da alcune donne di casa e quindi curò che fosse sepolto in chiesa. L'inquisitore trovò da eccepire sul battesimo e sulla sepoltura, e - non sappiamo in base a quali leggi canoniche - estorse a Salvi 12 fiorini d'oro 64 • Un campo piu promettente per l'attività di Pietro da L'Aquila lo offriva la non risolta e sempre attuale questione dell'usura, la quale diventava di competenza dell'inquisitore solo allorché l'usuraio avesse tentato di giustificare teoricamente il mutuo feneratizio 65 • Per questa via fra Pietro spillò 475 fiorini a Dino di Migliorello 66 , 50 a Lapo di Grissolino 67 e 350 a Bartolo di Bartolo, il quale ammise senz'altro che si era raggiunta la prova della sua asserzione circa la liceità dell'usura, ma negò di aver proferito « quaedam alia verba haeretica » 68 • Il suo caso, però, è molto complesso e bisognerà tornarvi su per rilevare quali tortuose vie fra Pietro sapeva battere, quan- 61 L'inquisitore lo processò « .. .impingendo eidem falso, quod idem magister Franciscus 0 emerat quendam librum de viribus erbarum, in quo dicebat dictus inquisitor quod scriptum erat aliquid de nigromantia, et quod propterea idem magister Franciscus peccaverat in crimen heresis [ ...] Et dixit interrogatus, quod bene emerat dictum librum de viribus erbarum, et quod in eo nichil scriptum erat de nigromantia, ipso teste sciente, et quod si scivisset quod in eo aliquid vetitum scriptum esset, nequaquam emisset " : Quater-· nus, f.20v. 62 Quaternus, f.33v. 63 Quaternus, f.20v. 32v. 41r. 64 « ... inquisitor [...] extorsit ab ipso Salvi XII f!orenos auri pro eo quod ipse testis. fecerat baptizari quendam puerum per mulieres domus sue, quia natus non erat vitalis, set incontinenti mortuus est; et pro eo quia eum fecit sepelliri ad ecclesiam " : Qua-· ternus, f.36r. G5 C. HENNER, Beitriige zur Organisation. und Kompeten.z der piipstlichen Ketzergerichte, Leipzig 1890, 321. 66 « ... Dinus debuerat dixisse, quod prestare ad usuram ad XII denarios pro libera non erat peccatum, et quod etiam debuerat dixisse quod ipse erat legalior Deo: que verba in veritate dictus Dinus nunquam dixerat" : Quaternus, f.23r; cf. anche 4lr e 45r. 01 « ... Lapus debuerat dixisse quod mutuare pecuniam ad usuras ad duos denarios, pro libera non erat peccatum » : Quaternus, f.34r; cf. anche f.42r. 68 « ••• in curia dicti inquisitoris probatum fuerat contra eum, quod dictus Bartolus dixe-· rat quod usura non erat peccatum, et quedam alia verba heretica, que ipse dixit quod nun-· quam dixerat » : Quaternus, f.19r; cf. anche f.40v.
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