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156 GIUSEPPE ABATE monumentale edizione dell'Opera omnia del Dottore Serafico, che i benemeriti Padri di Quaracchi hanno curato con grande impegno, molto sacrificio e lungo studio, e per la quale, insieme a tanti e tanti, noi ci professiamo verso di essi sinceramente e profondamente grati. Riconosciuto doverosamente che la compilazione di quel tomo -- vecchio oramai di oltre sessant'anni - è stata, sotto vari aspetti, impresa troppo ardua per poter raggiungere a un tratto la comple– tezza e la perfezione intesa; considerato pure che durante sì lungo tempo gli studi e le ricerche bonaventuriane, anche sui sermoni, si sono assai notevolmente moltiplicati, nessuno di certo rimarrà sor– preso del desiderio di alcuni studiosi di poter disporre di una edi– zione nuova più completa e più corretta, e al tempo stesso piì:1 cri– ticamente articolata 0 • Razionale e legittimo, ad esempio, è il voto che la collezione autentica dei Sermones de Tempore - cioè quella stupenda serie di 50 spiegazioni sui vangeli domenicali, solo nella quale si è asso– lutamente certi di ritrovare il pensiero genuino del Santo, perché da lui interamente scritta, riveduta e resa pubblica - abbia nella auspicata edizione un posto del tutto a parte, ossia che venga total– mente distinta da quella enorme massa di schemata e di reporta– tiones, che per essere giunta a noi indirettamente (« par l'entremise d'un tiers », direbbe Lecoy de la Marche) presenta spesso testi poco sicuri, se non pure talvolta mutilati e trasformati. Anche noi, modestamente associandoci ai voti espressi da altri, ci auguriamo che dai nostri dotti confratelli di Quaracchi (i quali forse a ciò avranno già pensato) quel IX tomo venga totalmente rifatto, non solamente per essersi scoperti nuovi manoscritti con– tenenti sermoni editi e altri ancora inediti, ma soprattutto perché siamo d'avviso, e in parecchi casi ne siamo del tutto certi, che non o Al Cantini (art. cit., 60 e 156) spiace, ad esempio, l'ordine dato nella stampa ai Ser– mones de Tempore, e disapprova che numerosi sermoni siano stati inseriti nei tomi V e VIII, anziché nel tomo IX, cioè nella loro sede naturale. Del tutto consenzienti ci trova il P. Bo– naventura da Mehr (art. cit., 416), quando scrive: « ... Editio sermonum Doctoris Seraphici a PP. Editoribus Collegii S. Bonaventurae curata, ctsi summa laude sit digna, nihilomimis nondum completa et perfecta dici potest. Et ideo non temerarium nobis videtur desiderium, ·ut propter praestantiam editionis iam factae ampliora studia et maiores curae pro editione magis completa et perfecta non omittantur. Liceat hic iam pro hac futura editione aucta ·et ,emendata tria praesertim vota exprimere: primo ut omnes codices a PP. Editoribus nondum -collati conferantur, collati vero novo examini subiciantur; deinde ut in cdendis sermonibus, quantum fieri potest, etiam eorum ordo chronologicus magis respiciatur; denique ut pro sin– _gulis sermonibus accuratius variae lectiones diversorum codicum indicentur... ». - II Bougerol (op. cit., 203), scrive: « Si l'édition critique de Quaracchi est un monument remarquable, dont la valeur demeure intacte pour les ceuvres scripturaires, théologiques, spirituelles et francis– ,caines, il faudrait envisager la refonte totale du tome IX, car nombre de manuscrits ont été retrouvés, et certains de ceux qu'inventoria le P. Fidèle, ont Jivré plus de secrets qu'il n'en .avait lui-meme decouverts ... ». Cf. pure quanto lo stesso A. dice intorno al medesimo argo– mento a p.211.

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