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154 GIUSEPPE ABATE studiosi moderni quali il Cantini 2 , Bonaventura da Mehr 3 e J. Guy Bougerol 4 , per tacere di altri di tempi più remoti. Nulla dunque si ha fin qui che contrasti la paternità asserita dal codice padovano, ch'è poi l'unica finora conosciuta, sicché doveroso è per il critico ritenerla possibile, probabile, verosimile. Allo stesso positivo, ma cauto, giudizio induce anche l'esame del contenuto del sermone. In questo infatti non è dato riscontrare una sola affermazione che sia in contrasto con le dottrine sicuramente note del Serafico Dottore, ché anzi (e questo nella nostra indagine ha il suo peso) si rileva con ogni evidenza che il sermone Infer digitum per il suo contenuto è del tutto conforme al pensiero autentico del Santo, secondo che si trova espresso in scritti analo– ghi sicuramente suoi. Invero, l'autore di quel componimento in tutto lo svolgimento del suo tema si rivela un cultore appassionato della Passione di Gesù Cristo, un ardente innamorato della Croce e delle Piaghe del Redentore; e tale fu, in modo singolarissimo, il nostro San Bona– ventura. Chi non sa infatti che egli si autodefiniva « servo della Croce»; - che ad onore della stessa santa Croce egli mise insieme la sua collezione autentica dei Sermoni Domenicali e compose un devotissimo Piccolo Ufficio della Passione di Cristo; - che frequen– tissimo e caloroso era l'invito ch'egli rivolgeva a tutti a ricordare e meditare quotidianamente - quale potente esercizio di perfezione spirituale - il Salvatore stigmatizzato e crocifisso, ad immergersi col più fiducioso anelito di vittoria nelle sue Cinque Piaghe, e in modo ancor più particolare in quella del Costato? Uno speciale commento scrisse inoltre S. Bonaventura sulle Piaghe conservate dal Redentore anche dopo la resurrezione e sul relativo noto episodio dell'apostolo Tommaso 5 ; - come pure si ha nel sermone che pubblichiamo, è affermazione del Santo che Gesù mostrò di essere veramente risorto « per visum, auditum, olfactum, gustum et odoratum » 6 ; - e, aggiungiamo ancora, del tutto uguale è il concetto e identica è la prova filosofica che si hanno nell'Infer digitum e nel sermone per la domenica in Albis di S. Bonaventura 7 , 2 G. CANTINI, O.F.M., S. Bonaventura da Bagnoregio « Mag1111s Verbi Dei Sator », in Ant. 15(1940) 28-74, 155-188, 245-274. 3 BONAVENTURA A MEHR, O.F.M.Cap., Notae quaedam de S. Bonaventura praedicatore, in Coli.Frane. 13(1943) 400-416. 4 J.G. BouGEROL, O.F.M., lntroduction à l'étude de saint Bonaventure (Bibliothèque de Théologie, 1/2), Paris-Tournai 1961, 190-211; cf. anche S. CLASEN, O.F.M., Der hl. Bonaventura als Prediger, in Wiss.Weish. 24(1961) 85-113. 5 s. BONAVENTURA, Op. om. V, 515-518, nn. 55-58. " Op. om. IX, 276. 7 Op. om. IX, 290: « ... viderunt [Apostoli] Dominum Jesum Christum redemptorem om– niun1 in natura assumpta cum cicatricibus; et de hoc dicitur Lucae ultimo: Videte manus:

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