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SERMONE SULLE PIAGHE DI GESÙ ATTRIBUITO A S. BONAVENTURA 153 parte più antica del codice, nella quale si hanno circa 140 sermoni sia De Tempore che De Sanctis tutti anonimi, ma che a noi risultano di autori minoriti del tempo di S. Bonaventura, e in particolare di fra Giovanni de la Rochelle. Citeremo questo terzo codice con la sigla A 2 • Il quarto codice è quello della Biblioteca C01nunale di Todi (Umbria), che reca oggi il n.182. Appartenuto una volta al convento francescano di S. Fortunato di quella città, esso è abbastanza cono– sciuto per essersene serviti (insieme a molti altri mss.) gli Editori di Quaracchi nella stampa dell'Itinerarium, dell'Incendium amoris, del De septem gradibus contemplationis di S. Bonaventura, nonché di numerosi sermoni ritenuti dagli stessi Editori come opera del me– desimo Santo. Ms. membranaceo di ff. 269, di mm. 160 X 110, e di scrittura minutissima del principio del sec. XIV di una sola mano (meno i ff. 90-117, cioè quelli che contengono i summenzionati opu– scoli di S. Bonavetura, che sembrano un po' più antichi, e origina– riamente avevano una paginatura a parte coi numeri 1-18), quel prezioso zibaldone contiene sermoni di ogni genere e misura, i quali però sono tutti invariabilmente anonimi, compreso quello che al presente c'interessa e che porta la rubrica « Dominica in octava Pascae et in festo Thomae Apostoli» (ff. 260r-261v). Lo citeremo con la sigla T. L'autore L'attestazione, che l'Infer digitum è un sermone fatto dal Dot– tore Serafico si trova - come abbiamo già accennato - nel solo codice di Padova, ed è espressa dal frate compilatore del manoscritto con le parole, inequivocabili a quel tempo, poste al margine del titolo: Fr[atr]is Bonaventur[a]e. Essa, perché di prima mano e fatta da uno « scriptor » confratello del Santo a non troppa remota distanza dalla morte di questi (1274), costituisce senza dubbio uno degli elementi validi perché possa essere ritenuta almeno verosimile; l'identificazione poi del frater Bonaventura col Santo di Bagnoregio - come sanno bene gli studiosi - non presenta difficoltà di sorta, essendoché in tal modo, ed anche col semplice nome Bonaventura (Bo.), veniva comunemente designato e citato dagli scrittori dei secoli XIII-XV quell'illustre figlio di S. Francesco e luminare della scienza filosofica e teologica del medio evo. Che poi San Bonaventura, oltre che acclamato maestro di Pa– rigi, sia stato anche un « egregius et solemnis praedicator », è cosa tanto nota da non aver bisogno di alcuna dimostrazione da parte nostra : notevole è infatti la documentazione e la bibliografia su questo punto, com'è facile rilevare da scritti specifici dovuti a dotti
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