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SERMONE SULLE PIAGHE DI GESÙ ATTRIBUITO A S. BONAVENTURA 161 Sacra e parenetica è - come già precedentemente s'è notato - la natura del suo contenuto: l'autore, infatti, prendendo l'avvio dalle parole di un testo del Vangelo, invita calorosamente ogni cristiano a guardare con profonda devozione le rosseggianti Piaghe di Cristo, prima crocifisso e poi risorto; di queste mette in rilievo la sopran– naturalità della conservazione e l'amoroso scopo inteso con ciò da Gesù anche dopo la sua ascensione al Padre, nonché i vari modi con cui di quelle sante Piaghe il discepolo e il cristiano viene a cono– scenza; e, infine, dopo aver dimostrata l'immensa utilità derivante dalla loro contemplazione, esorta con S. Paolo ognuno di noi a sen– tire in tutto con il Salvatore, se vogliamo essere in verità e perfetta– mente anime di fede. La tecnica che si riscontra in questo lnfer digitum è quella co– munemente in uso presso i grandi predicatori della seconda metà del sec. XIII. L'introduzione, è vero, manca di quel Protema che, d'ordi– nario, la precedeva in ogni sermone magistrale e solenne come que-. sto 16 ; esso però ci doveva essere senza meno; e, se non c'è, si deve indubbiamente al fatto, frequentissimo nei sermoni riportati, ch'esso non venne raccolto dallo stenografo, o tralasciato poi per brevità da chi più tardi da quel primo testo trasse quanto solo poteva servire a suo uso personale. Segue poi la dichiarazione, la divisione delle parti con la loro dimostrazione e conferma, e infine l'indispensabile conclusione pratica. Sobriamente corroborato da testi scritturali e da sentenze dei SS. Padri Agostino, Crisostomo, Gregorio, Bernardo e Anselmo, il sermone - pur essendo un riassunto, e perciò privo di quel colorito e di quel fascino, che si ha in un discorso recitato da un grande ora– tore quale fu colui, al quale questo è attribuito - non solo non è tedioso e freddo, come tante volte avviene, ma appare anzi piace– vole, movimentato, oltre che denso di dottrina e carico di sentimento. Non abbiamo poi alcuna esitazione a ritenere che il sermone sia stato pronunziato in latino, cioè nella stessa lingua in cui ci è sta– to trasmesso dal riportatore. Ce ne persuade l'assenza di ogni galli– cismo o italianismo dal suo testo, oltre che l'evidenza che il discorso fu tenuto non già ad una moltitudine popolare, ma ad un uditorio relativamente ristretto e qualificato, quale era quello cosmopolita dei còté dc cette 'leçon' oflicielle, circulaient aussi des réportations privées, que l'Université ne reconnaissait pas en droit, mais qui n'en continuaient pas moins de.circuler chez Ies étudiants, sans doute à cause de leur moindre prix. Ce fait explique la diversité des versions d'une meme reuvre et les défectuosités que l'on rencontrc dans les éditions des ccuvres dont on n'a pas encore retrouvé la réportation officielle ». 16 Presso un autore anonimo del sec. XIII/XIV, a riguardo dei Protemi, si ha: « ... In principio sermonis solet aliquando praemitti, qualiter debeat esse qui docet ve! qui praedicat, et quales debeant esse discipuli, qui audiunt; et solet oratio praemitti, ut suppleatur icl quod deest » (Assisi, Bibl.Com., cod. 487, f.231v).

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