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54 J?. GUSTAVO CANTINI Per altro, la santità nel predicatore deve avere un suo tono speciale; perchè se è vero che tutti i predicatori dovrebbero essere santi, è anche vero che non tutti i santi sono predicatori. Chi vive nella solitudine « con– tento nei pensier contemplativi», come si esprime il Damiani in Dan– te (16), sarà santo, ma non predicatore, almeno nello stretto senso della parola. Per questo io devo uscire dalle generali e portare la mia ricerca sopra l'elemento specifico che si deve ritrovare nella santità del predi– catore. Esso si chiama vacazione divina all'apostolato, ed è su questo che richiamo la vostra attenzione. 2. - Vocazione divina all'apostolato. S. Lorenzo nostro definisce tale vocazione « divinus tractus liberi ar– bitrii» ( 1 7), Dio che attrae la volontà umana e la chiama all'apostolato; ottima definizione. Certo, tale attrazione di Dio all'apostolato dovrà es– sere autenticata dalla gerarchia della Chiesa, per non cadere in presun– zioni ed eresie come avvenne ai Valdesi ed a Lutero; per ciò diceva S. Bo– naventura: « Tre sono i segni i quali provano che un predicatore è man– dato da Dio a predicare il Vangelo. Il primo è l'autorità di colui che lo manda, quale il Pontefice e specialmente il Pontefice Sommo, che sta in luogo di Pietro, anzi, dello stesso Gesù Cristo; per ciò chi è mandato da lui è mandato dallo stesso Gesù Cristo. Il secondo è lo zelo delle anime che deve ritrovarsi in colui che è mandato. Il terzo è il frutto e la con– versione delle anime» (rS). Per altro l'attrazione divina, o immediata o mediata, nel .predicatore non deve mai mancare; diversamente non si ha il vero apostolo. Ma quando, nella coscienza del Santo, vi è la convin– zione che Dio lo chiama all'apostolato, essa gli darà slanci incoercibili e lo renderà infaticato ed infaticabile banditore della parola divina, come si legge di Paolo, e, per rimanere nell'Ordine Francescano, come si legge di Francesco, di Antonio di Padova, di Bertoldo da Ratisbona, di S. Ber– nardino da Siena, di Giacomo della Marca e di tanti altri. In S. Lorenzo nostro questo tractus divinus vi era, ed è inutile arre– starsi a dimostrarlo; resta solo a vedere come si concretizzò e prese con– sistenza nel suo animo la coscienza che Dio lo chiamava all'apostoìato. (r6) Parad., XXI, rr7. (17) Opet'a Omnia, vol. V, p. I, p. 435, (18) Commentarium in Lucam, cap. IX, nn. 3-4, in Opera Omnt'a, t. VII, p. 217, Quaracchi, 1895; cf. S. LAURENTIUS ABRuNousm, Opern Omnia, vol. II, p. III, p. 3 1 7,
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