BCCCAP00000000000000000000816
44 P. ILARINO DA MILANO . Italia o fermarsi in Germania» (127). L'indomito soldato rimase sui freddi confini nordici. Aveva lavorato a1tre volte a togliere l'antagonismo, esiziale per la situazione religiosa, tra l'imperatore Rodolfo II e il fratello Mattia, re d'Ungheria; in occasione di una loro conciliazione avvenuta a Praga nel settembre 1610 (r28), controbattè in pulpito il predicante luterano del Duca .di Sassonia sul culto della Madonna, con alla mano le opere di s. Bonaventura, da quello falsamente citate ( 1 29). Da Praga « dove con– tinuamente predicava » si trasferisce alla corte di Monaco in qualità di facente funzione di nunzio apostolico e di ambasciatore del re di Spa– gna « per attendere - dice lui stesso - a negotii pubblici, a beneficio comune della Religion Catholica » (130). Fra i molteplici incarichi affidati alla sua avvedutezza ed energia può offrire un singolare documento delle risorse della sua personalità l'affare molto intricato del matrimonio del re Mattia con la principessa Madda– lena, sorella del duca Massimiliano, la cui conclusione avrebbe portato buoni risultati politico-religiosi. Ce l'immaginiamo questo colosso di virtù e d'azione alle prese col cuore di una donna così innamorata d'altro ca– valiere da « volersi far monaca non succedendogli questo partito » ? Dia~ gnosticando in queste fiamme d'amore « la somma di tutte le difficoltà in questo trattato», esclama con arguta reminiscenza classica: « Quo non mortalia pectora cogit amor!» (13 1). Ma la sua fervida abilità riuscì a fon– dere l'ostacolo amoroso, « essendosi - riferisce il nunzio - quella prin- · cipessa risoluta, postposto ogn'altra affetto, d'esseguire fa volontà del pa– dre et del fratello» (132). Questa vittorìa dei superiori interessi sugli amo– rosi impulsi non ebbe seguito per la diversa inclinazione del re Mattia. Urgeva con tale ritmo il lavoro diplomatico, che quando questo im– pareggiabile consigliere era bloccato in cella dalla spossatezza e dagli at– tacchi della podagra, il duca si portava in convento per lunghe consul– tazioni. Sorprende che in simili condizioni di salute e di lavoro, egli ab– bia avuto la tenacia di compiere nel 16u un giro missionario di prediche, di controversie, di conversazioni, della durata di otto mesi, con una scorta (127) lbid., p. 38. (r28) L. PA,sToR, op. cit., t. XII,, p. 543-544. (129) Commentatiolum autographum... cit., p. 38-39. (130) lbid., p. 38. (131) lbid., p. 41; richiama il passo di VIRGILIO, Eneid., lib. IV, 412; « Improbe amor, quid non mortalia pectora cogis! ». (132) Ibid., p. 45; CUTBERTO DA BRIGHTON, op. cit., p. 326.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz