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LA DOTTRINA TEOLOGICA DI S. LORENZO DA BRINDISI 205 Ma Lutero e Leiser, con altri luterani, fanno una gran confusione per arrivare alla diabolica teoria della giustificazione fittizia per via di estrinseca imputazione, riducendo la grazia santificante a un semplice fa– vore di Dio verso l'uomo. A questa superficialità S. Lorenzo oppone la profonda dottrina dei Cattolici, per cui la giustificazione è una rigenera– zione intrinseca dell'uomo, secondo il concetto di S. Paolo. A tale giusti– ficazione sono assegnate le cause adeguate: la finale è la gloria di Dio e di Cristo, la efficiente principale è la Divinità, strumentale è l'Umanità di Cristo e subordinatamente i Sacramenti, i Ministri; la mate'riale è l'uo– mo; la formale estrinseca o esemplare è Cristo, la formale intrinseca è la grazia dello Spirito Santo. E' la dottrina del Concilio di Trento (26). Ma, prosegue il Santo, i luterani a quella giustificazione imputativa non assegnano altra causa che la fede intesa come fiducia. Essi distinguo– no tre fedi: la storica, quella propria dei miracoli e quella cristiania, cioè 1a fiducia assomigliata alla mano del medico stesa verso Dio per ricevere la remissione dei peccati per i meriti di Gesù Cristo.· S. Lorenzo nega che ci sia più di una fede e nega che questa fede sia una fiducià, essendo essa una cognizione, un atto dell'intelletto, mentre la fiducia appartien::: alla volontà. Ma, attesa la gravità dell'argomento, il Santo vi si ferma a lungo, confutando la seconda parte della disputa di Leiser a Praga (27), In base ai testi della S. Scrittura egli fa un ampio esame degli argo– menti avversari per dimostrare che la divina rivelazione: r) non insegna che una sola fede, che è adesione dell'intelletto alla verità proposta da Dio; 2) che questa fede concorre alla giustificazione, ma non esclude nè le altre virtù nè le opere; 3) che la giustificazione non è semplice imputazione dei meriti ,di Cristo nè copertura dei peccati, ma è vera remissione della colpa e vera santificazione dell'anima per mezzo della grazia inerente; ' 4) che il santo-peccatore di Lutero è una mostruosità estranea alle fonti della rivelazione divina; 5) che il celebre passo di S. Paolo, Rom. 4, 4: « Credidit Abraham Deo et reputatum est ei ad iustitiam » va spiegato nel senso che « statim (26) Sess. VI, cap. 7. (27) Opera Omnia, vol. II, part. III, p. 219 ss.
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