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r90 PROF, ALDO FERRABINO più eccelso vertice di sapienza e di bellezza che è l'amore metro dell'a– more e della gloria. La prima sua elevazione è nell'inizio del Mariale: .la seconda e suprema è nella fine. Il resto, che sta nel mezzo, partecipa, a così dire, o dell'una o dell'altra elevazione o di entrambe. Il Mariale invero termina con la festività dell'Assunta: col trionfo di Maria gloriosa, assunta nella vita viva oltre la soglia della morte morta. Oggi - (esclama il santo dottore) - oggi la Vergine Maria,. la Madre di Dio, la Madre del Cristo, è assunta in cielo. Egli la vede, la guarda, l'am– mira: quasi aperto tempio di Dio, quasi arca del santo patto di Dio, quasi corporale ospizio di Colui che è pienezza del divino e redenzione del– l'umano. L'ammira nella gloria come l'ammirava dianzi nel parto straziato. E come dianzi il santo si rifaceva al testo dell'Apocalisse, così ora s'ap– piglia al testo del Vangelo. A quelle parole di san Giovanni: clamabat parturiens; vengono a far riscontro le parole di san Luca: optimam par– tem elegit; quelle appunto che la Chiesa Cattolica legge dai suoi altari nella festa dell'Assunzione. Concediamoci il conforto d'una breve sosta in quest'altra stanza del laurenziano palazzo d'i11canti. Maria, arca di Dio, ebbe triplice transito, a somiglianza di quell'arca biblica che tre volte fu trasportata di sede in sede, da Giosuè,. da Davide, da Salomone. Maria, arca divina, ebbe per il suo triplice transito, prima la morte, poi la resurrezione, infine l'assunzione. La morte è transito del– l'anima. La resurrezione è transito del corpo. L'assunzione è transito in– sieme dell'anima e del corpo. La morte di Maria. Questa accadde senza dolore, senza tristezza, sen– za paura, senza afflizione. L'anima sua si sciolse dal corpa con pienezza di gaudio, andando verso la chiamata del Figlio. Nel dolore del Figlio agonico s'era tutto consumato, spiritualmente, il dolore dell'agonia ma– terna. Non restava nella Madre altra presenza più, se non quella dell'a– more, se non la chiamata dell'amore e la risposta all'amore. L'ultima ef– ficacia dell'olocausto di Gesù è che, per quella sua agonia, ogni altra cri– stiana agonia s'è rasserenata e stenebrata; per quella sua mortè, ogni vita cristiana s'è infusa d'una sovrannaturale cupidigia di morire senza mo– rire, di ripetere con l'apostolo: Cupio dissolvi et esse cum Cltristo. Così a Maria fu sereno e lieto il primo suo transito, quello dell'anima liberata. Nel suo parto aveva sofferto, secondo lo Spirito, la morte del Figlio che nasceva. Nella sua morte, secondo lo Spirito, godeva già la vita di quel Figlio che è Dio da Dio. Tale è il mirabile contrappasso della spiritualità umana nel Cristo. S'attuava perfettamente, nella Madre che moriva, la parola detta dal
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