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188 PROF. ALDO FERRABINO èeve nel Tabor la speranza, prima ancora di ricevere dal Calvario la pena: riceve dal Tabor la speranza e quindi la pazienza e quindi la virtù che sopporta. Per ciò la spiritualità del dolore cristiano consiste anzitutto nella sovrannaturale speranza, alimentata dal Cristo con la sua promessa e con la sua presenza: nolite timere. Così immensa è, questa speranza, che per essa il dolore si manifesta come la condizione che la vita eterna assegna alla vita temporale e transitoria, per affrancarla. Anche il battesimo cristiano, cos'è se non una nascita mistica alla quale è condizione una morte mistica? Così c'insegna l'apostolo Paolo. Si muore al mondo, si nasce a Dio. Il dolore, rivestito e circonfuso di speranza, ci strappa a noi stessi e al mondo, ci guida alla verità che con– sola e ritempra e restaura. Patire come Maria è dunque patire del Cristo: ma patire del Cristo è patire nella sua speranza e secondo l'arcano della sua trasfigurazione. Patire nello Spirito del Cristo non è più un sottostare al dolore: è già un andargli incontro per ricambiare la sua guerra con la pace sperata. Chi accetta questo patto mariano, costui riceve con la forza di sof– frire la forza di sperare, riceve con la forza di sperare la forza di meno soffrire e di meglio operare. Quanto dolore attorno a noi! e quanto dentro di noi! L'intera ci– viltà è dolore che non s'esaurisce mutando forme e aspetti e armi. Nulla basta, materialmente, a saziare un così vivace tiranno. Ma, spiritualmen– te, basta che al nostro pianto, palese o segreto, s'accompagni il nostro som– messo fiat: come se fossimo davanti all'Angelo mandato da Dio. Il suono sommesso di qùesto fiat è tale che supera ogni più acuto e aspro grido di dolore e strazio di parto. Si riassumerebbe forse questa spiritualità mirabile del dolore cristia:. no, applicando qui e interpretando il dilemma di santa Teresa: o patire, o morire. Nello Spirito del Cristo, sì, patire vale non patire, perchè, .sì, in quello Spirito Santo, morire equivale a rinascere in verità di vita. Beato virgineo dolore è questo cristiano spirituale dolore, che sgorga tlalla nostra natura quando la grazia del Cristo giunge a riformarla e rin– novarla e completarla, in potenza e in bellezza. Beato dolore, per la spe– ranza che lo assiste e per 1a compassione che se ne sparge attorno. Impa– rando dal dolore e col dolore a sperare per noi nel Cristo, impariamo a sperare per gli altri e per tutti, confidando nella Provvidenza del Cristo. Impariamo che la massa dei patimenti da cui è gravato il genere umano nei millenni, continua e conferma la passione patita da Gesù, ha il pro– prio centro in essa, da essa può sempre ricevere una dignità sovrumana. Esclama dunque il nostro san Lorenzo da Brindisi: amor ip)e men-
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