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I. - PROEMIO. A me che non ho ufficio nè competenza di teologo, che cosa può ac– cadere di dire intorno al Maria/,e di san Lorenzo da Brindisi? Non desta forse qualche stupore questo mio intervento, in un consesso di così alta e squisita dottrina teologica, in una compagnia d'oratori sacri, con i quali in alcuna maniera posso venire a paragone ? Se un modo c'è, comunque, per chiarire a me l'invito che mi fu fat– to con tanta benevolenza e indulgenza, e per giustificarmi d'averlo accolto con schietta simpatia e gratitudine, questo modo è che io mi contenga nel mio limite, tacendo di tutto fuor che dell'emozione d'anima, del fer– vore intimo e religioso, sollevati in me dal Maricde e, particolarmente, da talune delle sue pagine. Limite angusto, senza dubbio e tutto personale; ma io non posso non presentarmi qual sono, ricco di sola sincerità, e po– vero di ogni altra cosa. Mi si accetti, prego, come uno che, essendosi im– battuto in un donatore lieto, e avendone ricevuto un dono prezioso, ecco ricambia quel dono con la semplice letizia della sua riconoscenza e col mero affetto della sua gratitudine. Altro non possiede; e se ne scusa. Ometto, dunque, tutto ciò che un .oratore meglio provveduto riu– scirebbe a dire sopra cotesto Mariale; sopra la sua struttura, il concetto, lo stile; sopra il recondito afflato di poesia che pure lo pervade; sopra il nitore del discorso, liscio e solido come il marmo monumentale, e non– dimeno percorso tutto quanto dalle vene vive di quella poesia segreta, che non vuol confessarsi ma che è, forse, l'autrice più vera, perchè più fedelmente segue il suggerimento dello Spirito Santo. Io ne taccio; ma tacendo alludo; tacendo lascio che una eco se ne spanda da quelle pagine a me. In ben alto grado san Lorenzo da Brindisi ·maneggia quell'arte dif ~ ficilissima di svolgere, fuori dai testi sacri, una straordinaria dovizia di
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