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172 P. GABRIELE M. ROSCHINI tuiscono, ne difende la legittimità, ne esalta l'utilità e ne sottolinea la necessità. Offre quindi, come si vede, tutti gli elementi per costruire un trattatello completo sul culto mariano. I. Natura del culto mariano. - Parlando della natura del culto tributato dalla Chiesa cattolica a Maria, il Santo Predicatore rileva bel– lamente i due eccessi nei quali vengono a cadere gli eretici, ossia, i Col– liridiani e i Protestanti, dimostrando come la Chiesa stia nel giusto mez– zo. Osserva infatti che il demonio agisce con gli eretici come agì con quell'indemoniato di cui parla il Vangelo (Mt. 17, 14-17): lo precipitava ora in un estremo ora in un altro, vale a dire, ora nel fuoco e ora nel– !' acqua. Gli eretici Colliridiani infatti tributavano alla Vergine un ono– re dovuto a Dio solo, ossia, fa adoravano; gli eretici Protestanti, al con– trario, negano alla Vergine SS. qualsiasi onore asserendo che « a Dio solo è dovuto ogni ono1·e e ogni gloria» (I Tim. 5, 17) come se non fosse anche scritto che « la gloria e l' ono1'e... son dovuti a chiunque opera il bene » (Rom. 2, IO). Ma come Cristo - contìnua argutamente il S. Oratore - sta sem– pre in mezzo, fra i due ladroni, così la verità sta sempre in mezzo, fra i due estremi. E, addotti vari esempi, conclude: « Nè adorazione, nè nessun culto, ma culto di iperdulia, inferiore al culto di latria dovuto a Dio solo» (77). 2. Atti del culto mariano. - Tre atti principalmente, secondo S. Lo– renzo da Brindisi, costituiscono o integrano il culto mariano: la vene– razione, la invocazione e l'imitazione (78). Su di essi insiste frequente– mente il Santo Oratore. Il prìmo atto di culto è la venerazione. Egli conced~ senz'altro che nella S. Scrittura non è comandata la venerazione della Madonna. Ma da ciò non ne segue nulla contro il culto di venerazione che le è do– vuto. Il motivo per cui un tale culto non viene comandato è ovvio: per- (77) « Sicut autem samnas daemoniacum illum infelièem nunc in ignem mit– tebat, nunc in aquam, ab cxtremo in extremum (Cf. Mt. 17, 14-17), ita cum hae• reticis agit. llli summum honorem, qul soli Deo debetur, Virgini tribuebant; nostri autem haeretici nullum penitus Matri Christi tribuerc volunt honorem, quoniam ait: Soli Deo honor et gloria (1 Tim. 1, 17); quasi non scriptum sit etlam: Gloria et honor... omni operanti bonum. (Rom. 2, 10) ». Cf. Mariale, p. 321 s. (78) « Cum igitur Vìrgo Deipara apud Deum pro sua reverentia omnia rpossit, post Deum nobis summopere colenda est, veneranda, collaudanda, imltanda, invo- 11a11da ». Cf. ibid., p. 250.
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