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LA MARIOLOGIA DI S. LORENZO DA BRINDISI I. - MARIOLOGIA SODA. E' soda per due ragioni: per la solidità degli elementi di cui si serve di continuo nella costruzione del suo grandioso edificio mariano, e per la solidità dei principi mariologici dai quali è continuamente· diretto, in questa sua costruzione. Solidità dei materiali di costruzione, innanzitutto. Questi elementi di costruzione vengono tratti dal Santo dalle due auree miniere: Scrit– tura e tradizione. Con queste pietre massiccie egli innalza il suo gran– dioso monumento a Maria. La sua mariologia perciò è sopratutto biblica e tradizionale. Mariologia biblica, prima di. tutto. Nel Mariale, infattì, vengono riferiti ben quattromila passi scrittu– ristici, presi in senso letterale, tipico, o accomòdatizio. Si può anzi dire che il Maria/e è tutto una fioritura biblica (5). Mariologia tradizionale, in secondo luogo, poichè è attinta dai più qualificati rappresentanti della tradizione cattolica. Il Mttriale ha cita– zioni prese da ottanta opere tra Padri e scrittori. Fra gli autori più citati figurano S. Agostino (con citazioni desunte da ben 12 opere), S. Ber– nardo (con citazioni desunte da sei opere), S. Tommaso, S. Bonaven– tura e S. Bernardino da Siena (6). Nell'intento poi di illustrare sempre meglio le varie dottrine ma– riane, non disdegna il Santo di servirsi anche di autori profani. Ne cita infatti una trentina, con riferimenti a 40 opere. Alla solidità dei materiali di costruzione, materiali, .in assoluta pre– valenza, biblici e tradizionali, S. Lorenzo da Brindisi unisce la solidità dei principii fondamentali direttivi (sia quello primario che quelli secon– darii), dai quali egli deduce e ai quali riduce o riallaccia le sue conclu– sioni. Nessuno - per quanto mi consta - prima di S. Lorenzo da Brin– disi: ha messo così bene in rilievo la natura del primo principio della mariologia (sul quale o~gi tanto si discute) e, in modo particolare, la. (5) J:ÉROME DE PARIS, O. M. Cap., La doctrine mariale de S. Laurent de Brin– des, p. 216 ss., Paris 1933. (6) Ivi, p. :217-:218.
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