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S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA 1 33 luppa quegli argomenti che hanno maggior peso ed efficacia dimostrativa nella discussione. Ma l'opera apologetica di S. Lorenzo si differenzia dalle altre opere di teologia controversista, particolarmente da quella del Bellarmino, per– chè, come abbiamo detto, non è una trattazione sistematica per la scuola, ma un manuale apologetico per i fini pratici dell'apostolato diretto. Nel Bellarmino e'è un rigoroso metodo di sistemazione, che si nota anche nel– l'impiego dei minimi dettagli ( 1 44). Invece nell'Ipotiposi la trattazione è più libera, più sciolta; non segue rigorosamente uno schema; inoltre risente fortemente dello stile oratorio, così familiare al Santo: e quindi è più vi– vace, esuberante, talvolta anche prolissa. Ma la nota polemica è fortemente marcata. S. Lorenzo prende di mira l'av– versario pèr demolirlo, per abbattere tutto l'edificio luterano. E' intransigente nella polemica, come inesorabile nell'azione. Nessun compromesso è possibile con gli eretici; e fìnchè persistono nell'èrrore e si adoperano a diffonderlo, sono da dete– stare, da fuggire, da combattere. All'eresia, guerra senza quartiere. L'erèsia è la peste esiziale che dèv'essere risolutamente scansata; è il cancro che deve essere estirpato. Non si può concedere libertà: all'errore, perchè, ripete le parolè di S. Ago– stino: « Ntùla est peior mors animae quam libertas erroris » (145). E la tolleranza degli uomini politici è una crudele e fatua pietà, è un oltraggio alla fede (146), E non sembri eccessiva questa séverità del Santo. Occorre rifarci ai tempi, e ricordàre quali funesti danni arrecava l'eresia da quasi un secolo all'Europa. Già altri, polemisti prima di S. Lorenzo avevano rifiutato ogni approcciOI coi protestanti e richiesto insistentemente l'estirpazione totale dell'eresia: per ès. Caterino, De Ca– stro, Hosius, che a tale scopo si rivolse perfino al re Enrico di Valois (147). Il Santo cònosceva bene, per propria lunga esperienza, quella genia di èretici, la loro ostinazione, le loro subdole arti. Quindi, con franchezza apostolica, poteva additarli quali seminatori di zizzania, serpènti velenosi, anticristi, lupi rapàci che fanno strage intorno all'ovile di Cristo, per mettere in guardia i cattolici dal peri– colo. D'altra parte non devesi dimenticare che i protestanti tènevano la stessa in– transigenza dogmatica nei confronti dei cattolici. Ma la severità, che è conseguenza d'inflessibili principi, è tèmperata dal desi– derio vivissimo che egli nutrè perchè gli avversari si ravvedano e ritornino all'ovile di Cristo (148). Che se qualcuno facesse le meraviglie per la differenza marchevolissima tra lo (144) Cf. P. PoLMAN, op. cit., p. 515 ss. {145) Opera Omnia, vol. II, p. II, p. 218. (146) lbid., p. 219. (147) Cf. PoLMAN, op. cit., p. 366. , {148) Cf. le varie dissertazioni della sez. III, nella II Ipotiposi, ove la dimostra– zionè delle note della vera Chiesa termina quasi sempre con l'invito ai protestanti a desistere dall'errore e abbracciare la verità.

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