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u8 P. GAETANO M .. STANO tazioni, massime nella II parte, non è sempre chiara: si nota spesso una mancanza di collegamento e anche di ordine, una frequenza di ripetizio– ni: tutti difetti da attribuirsi all'imperfetta stesura in cui l'opera fu la– sciata ed in parte alla dispersione dei quintemi nella raccolta del mano– scritto. Se il Santo avesse potuto apportare l'ultima mano, certamente avrebbe dato un miglior ordine alle parti e ai capitoli, come pure avrebbe condensato il materiale, eliminando il superfluo: cosa che avrebbe con– ferito maggiore agilità all'intera opera (80). Delle tre parti, la seconda è quella che occupa l'interesse centrale, mentre la prima serve d'intròduzione e la terza di complemento. Ma per il contenuto l'opera potrebbe più opportunamente dividersi in due grandi parti, l'una di polemica personale, l'altra di polemica dot– trinale. I. - Polemica penona/,e. Sebbene tra una pagina e l'altra balzino spesso altri ritratti minori (Calvino, Mélantone, Zwinglio, Carlostadio, Ecolampadio, ecc.), i prota– gonisti maggiori sono Lutero e Leyser, il maestro e il discepolo, l'imma– gine e lo specchio. Per riprodurre il ritratto del secondo, il Santo non dovette fare altro che spingere lo sguardo nell'opuscolo provocatore, dal quale trasparivano all'evidenza l'animo astioso, il risentimento dell'orgoglio ferito, l'albagia altezzosa e sprezzante, il linguaggio facile e volgare insieme (8r). Quanto alle qualità morali del Leyser, S. Lorenzo dichiara di non voler interes– sarsene (82). Riferisce quel che sa, che cioè egli si è ostentatamente chiama– to dottore evangelico, che è ammogliato, bene attillato (comptus) e ben for– nito di quattrini, ciò che non staddice troppo al predicatore del Vangelo; inoltre, quel che ha sentito dire, che cioè nei pochi giorni che è stato a Praga, ha ecceduto nel vino; e infine, che si vanta di essere predicatore di corte, « aulicus concionator »: è una bella cosa, soggiunge argutamente il Santo, « bonum quidem est praedicare in aula, ubi quidnam veritas sit, (So)« ... un .ripetersi di dissertazioni che accrescono non di poco la mole del– l'opera e le d~nno talvolta una tal quale impressione di disordine. Donde sembra, che pur conservando tutta la sostanza dell'opera, essa si sarebbe potuto facilmente condensare e ridurla in modo; da risparmiare quasi un intero volume» (D. MoN– DRONE, art. cit., p. 274 s.); (Sr) Un breve resoconto del libello del Leyser è dato dal Santo nella II dissert. àella terza Ipotiposi (p. III, pp. 12-23). (82) « Relt!ta refero; fides apud lectorem esto » (P. III, p. 17).

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