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II2 P. GAETANO M. STANO aìlo studio delle opere di Lutero, come si rileva dalle frequentissime cita– zioni dello stesso Lutero che formano, per così dire, l'intessitura dell'Hy– potyposis, specialmente nella I e II parte. Tuttavia al Santo mancava una cosa: il tempo. Incominciò nel mese di ottobre del 1607 (58). Verso la fine del seguente anno, 1608, la prima stesura del lavoro era compiuta: rimaneva però da rivedere e ritoccare (59). Il Santo si scusa di non averlo potuto condurre più sollecitamente a ter– mine per motivo di altre occupazioni e delle sue infermità (6°). E' peraltro certo èhe queste ragioni non permisero al Santo, nè allora nè poi, di apportare al lavoro quella finitezza e quella perfezione che si era prefisso di dare. Quanto fosse viva l'attesa per un'opera di tanta attualità, si può rilevare dal semplicè fatto che il Cardinale Arcivescovo Dietrichstein e il Nunzio Apostolico Caetani supplicarono il Papa perchè ne autorizzasse la stampa anche senza la nor– male revisione dei Superiori dell'Ordine e del S. Ufficio, pèrchè non fosse ulterior– mente ritardata (6r). Disgraziatamente, mentre mettèva mano al lavoro di revisione (6z), il Santo veniva richiamato altrove per nuovi importanti uffici. Da prima la missione presso i principi cattolici della Germania per promuovere un'allèanza, molto caldeggiata da Paolo V, contro l'eresia luterana (63); quindi, nel 1609, i negoziati presso il re di Spagna Filippo III, per ottenere il suo appoggio alla lèga cattolica (64). In queste laboriose missioni trascorsero due anni. E quando il Santo ritornò a Praga, verso la metà del 16ro, intese che Policarpo Lèyser era morto (22 febbraio 16ro). A questa notizia desistette dal proposito di condurre a termine la Luthemnismi H y– potyposis: « Lasciò - così racconta egli stesso - di dargli l'ultima mano, pèr non parere che volèsse combattere contro i morti e fare guerra alle ombre, che non conviene» (65). Dobbiamo crèdere tuttavia che altre ragioni intervennero per dis- (58) L'opuscolo gli era stato consegnato il 16 sètt. 1607. (59) Cf. p. I, p. XXIV e p. 26, not. 25. (Go) « ... licet propter continuas meas occupationes necnon et infirmitates non potuerim tam cito, ut cupiebam, absolvere, cùm non licuerit nisi successivis (subse– civis ?) horis scriptioni huic operam dare» (P. I, p. 26). (6r) Cf. De rebus .Austriae et Boihemiae, p. 21, n. 21; cf. Opera Omnia, vol. II, p. I, p. XXVIII, n. u7. (6z) Con quanta pazienza e cura minuziosa il Santo procedesse nèlla revisione del suo lavoro, si può rilevare dagli Additamenta, riportati dagli Editori in appen– dice ai tre tomi dell'Hypotyposis. (63) Cf. De rebus Austriae et Boihemiae, p. 23; L. PASTOR, Storia dei Papi, vol. 12, pp. 523, 525, 563. (64) De rebus Austriae et Boihemiae, p. 23 ss. (65) Ibid., p. 23.

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