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S. LORENZO DA BRINDISI CONTROVERSISTA Il Tholuck presenta il Leyser come « rigidus in doctrina, dulcis in modis, ang,elus in dicendo » ( 42); il nostro Santo invece lo qualifica « cy– nica dicacitate maledicaque facundia praestantissimum » (43), e riporta il giudizio ancora più severo di Pietro Stewartius che nell'Apologia in risposta alla Historia lesuitici Ordinis, chiama i'l Leyser: « s,celeratum haereticum,... infamem impudentem et longe iniquum sycophantam, im– postorem, criminatorem optimorum virorum, et hominem fere diabolì– .cum » (44). C'è senza dubbio dell'esagerazione in questi giudizi. Ma non è cer– tamente un modello di moderazione e di lealtà. polemica l'opuscolo in parola, ove ai più vieti sofismi s'intrecciano i più volgari insulti: « mor– ·sus rabidi canis et crudelis leonis », come li definisce il Santo (45), che così ,qualifica il libello: « Omni sana eruditìone ieìuno ac proinde responsione indigno » ( 46). Effettivamente, più che una solida dimostrazione teologi– ca, è un'apologia personale con vilipendio dell'avversario (47). Dunque, per il merito del libro, il Santo poteva dispensarsi dalla ri– :sposta. Ma. la richiedevano l'importanza degli argomenti in controversia, peraltro assai strano che nèlla edizione italiana Policarpo Leyser figuri addirittura ,come un frate domenicano, mentrè sappiamo che non fu mai cattolico, e tanto me– no domenicano, ma fu sempre un luterano, educato nel più rigido luteranesimo, predicatore di corte dell'elèttore di Sassonia, ma mai religioso dell'Ordine dei Frati Predicatori (cf. Kirchenlexikon, v. VII, 1891, col. 1872, s. v. Leyser). L'equivoco « comico ma nocivo», già rilevato dal compianto M. J. Vosté O. P., può essere dovuto (cf. Angelicum 1936, t. XIII, 392) a impudènte falsificazione del traduttore, " per trarre in inganno il lettore italiano. (42) Op. cit.; cf. Opera Omnia S. Laurentìi, p. I, p. XVI, n. 48. (43) P. I, p. 17, (44) Cf ibid., p. 18, net. 38. (45) P. III, p. 303; cf. p. 284, 300 (vedasi per es. il libello del Leyser, pp. 29-31). (46) P. I, p. 8; cf. pp. 17, 22, 24-29. (47) « Verba multa reperioj miram loquacitatem,· quod ipsa res est dico, apo– ,dictica argumenta ve! ad rpeciem efficacia aut probabiliora nulla, sophismata quam plum, contumelias, sarcasmos, laedorias, convicia, scommata longe plurima» (p. I, p. 6). E altrove: « Tractationem reperii omni eruditione ieiunam, scientia doctri– naque vacuam, inanemam, tantum querelis, mèndaciis..., perversis quibusdam divi– narum Scripturarum interpretationibus... piene refertum » (p. III, p. 266; cf. p. I, addit. III, p. 355 ss.). Il Santo ci dà un ampio resoconto del libello del Leyser in una intera dissertazione: « Qualis sit Zibellus a Palycarpo in nos èditus et quid . i11 summa contineat » (p. III, sectio I, diss. II, pp. 13-23).

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